Belgrado e... Romania

mappa viaggio
Nickname
Ziracco
Durata (giorni)
17
Tipo di Roulotte
Fendt Saphir 450QB

AGOSTO 2018
BELGRADO E ROMANIA

 

Scarica il viaggio di Ziracco in pdf: viaggio-in-Romania 2018.pdf

Equipaggio “Ziracco”: Marco, Roberta, Emanuele, Mattia
Treno: VW Tiguan 4MOTION (2013) Fendt Saphir 450QB(2007)

Quest’anno, inizialmente un po' indecisi sul viaggio da intraprendere, prepariamo piuttosto tardi il nostro itinerario che comunque, come leggerete più avanti, verrà parzialmente modificato con il passare delle giornate. La prima tappa sarà Belgrado, meta scelta grazie all'invito di una coppia di amici, originari della captale Serba, che d'Estate rientrano in Patria per trascorrere del tempo con i parenti.
Sabato 04-08: (Remanzacco-Belgrado 670km) tempo bello
Si parte al mattino presto. Infatti per arrivare al camping Dunav (GPS: LON : 44 52 42.5 N LAT : 20 21 16.6 E ) bisogna percorrere 670 Km e vorrei evitare di arrivare troppo tardi.
Come previsto siamo sul posto per le 18:00 ca. (ricordo che c'è un'ora di differenza con l'Italia)
Il campeggio, nella zona riservata agli itineranti è piuttosto spartano. Fondo dissestato (era difficile posizionare anche le sedie per mangiare!) e ombra assente. Inoltre le giornate a seguire si sono rivelate particolarmente calde (per fortuna che la sera era decisamente più fresco).
Ci piazziamo, doccia, cena e nanna.
Domenica 05-08 (Belgrado  10km) Tempo bello, molto caldo
Il percorso per arrivare in centro è abbastanza agevole (per chi lo preferisse, il bus si trova ad un centinaio di metri dall'ingresso del campeggio). Lasciamo l'auto in un parcheggio custodito (il costo è irrisorio) in prossimità del “lungofiume” della Sava. La prima sensazione è di una città che sta ripartendo dopo la disastrosa guerra dei Balcani, ma che i lunghi anni di guerra e di embargo  stiano rendendo reso arduo questo percorso.
Anche qui, su alcuni edifici (soprattutto ex strutture militari ora abbandonate) si vedono i segni della guerra, anche se in generale i danni sono meno evidenti se paragonati alle altre capitali balcaniche.
Il percorso pedonale lungo il fiume è in ristrutturazione, ma comunque piacevole. Ci sono alcune strutture turistiche abbandonate ed altre attività che invece stanno rinascendo.
Attraverso questo tragitto raggiungiamo la fortezza simbolo della città, il Kalegmedan, che si trova sulla sommità di una collina nel punto di incontro tra la Sava ed il Danubio.

La fortezza è divisa in tre unità: la Città Alta, la Città Bassa e il Parco Kalemegdan, che è sempre molto frequentato durante tutto il periodo dell'anno. Al suo interno ospita infatti diverse sculture, il padiglione dedicato alla musica, quello artistico, lo zoo e molte altre attrazioni. All'esterno un'esposizione di mezzi militari risalenti alle guerre del XX secolo.

Proseguiamo poi verso il centro della città, attraverso la via dello shopping (Ulica Kneza Mihailova)  dove si trovano anche bar e locali e molto frequentato dai belgradesi. Qua , visto il caldo, ci sediamo a prendere una buona birra serba. Mattia prende una bibita ed un gelato e quando Emanuele si appresta a chiedere una coca, ma viene “ignorato” dalla cameriera che ridendo gli porta una birra. Cerchiamo di visitare il museo di Tesla, ma complice il fatto di non aver controllato, “becchiamo” la giornata di chiusura”. Terminiamo quindi a passeggiata e rientriamo in campeggio.

Lunedì 06-08 (Belgrado e dintorni, 20km) tempo bello, molto caldo
Oggi ci dirigiamo verso la collina di Avala, dove visitiamo il monumento al milite ignoto e saliamo sulla torre della televisione. Una volta scesi, facciamo una bella camminata nel parco sottostante, dove, vista la temperatura più fresca, decidiamo di fermarci a mangiare in uno dei tavoli della quale l'area è disseminata.
Rientriamo al campeggio, perché la sera abbiamo appuntamento con i nostri amici, che dopo averci portato a cena su uno dei barconi ristorante sul fiume Danubio, molto suggestivo ed economico (anche se il mio amico mi confessa che abbiamo pagato meno perché in loro compagnia; fossimo stati soli, probabilmente l'importo sarebbe stato più elevato).
Finita la cena ci rechiamo in centro, nel cuore della città vecchia,  il quartiere di Skardarlija, che verso sera diventa il più interessante della città. Tra le sue vie acciottolate c'è il cuore della tradizione, dove il divertimento non finisce mai e la musica é suonata dai folkloristici complessi che accompagnano il buon cibo fino all'alba. Veramente una bella serata.
Salutiamo i nostri carissimi amici e rientriamo, domani si partirà in direzione della Romania, vera  meta delle nostre vacanze.

Martedì 07-08 (Belgrado- Sibiu, camping “Ananas” 639km) Tempo bello, molto caldo
Si parte direzione Sibiu, purtroppo per mia superficialità, invece di guardare il percorso sulla carta , imposto il navigatore e partiamo. Peccato che invece di prendere la E70, verso il confine Rumeno, per poi risalire in direzione Timisoara, il navigatore mi fa puntare a nord, lungo l'autostrada A1 verso il confine ungherese (per un totale di 639 km invece di 457!!).Me ne accorgo troppo tardi e la parte più “fastidiosa” deve ancora venire.
Sul confine ungherese, l'imbarazzante “zelo” delle guardie di confine verso chi arriva dalle zone del sud est dell'Europa, ci costringe ad una attesa di più di 3 ore sotto il sole cocente (da sottolineare che non vi erano più di 20 macchine davanti a noi).
Senza scendere troppo nei dettagli, ripartiamo e dopo essere entrati in Romania, infiliamo l'autostrada A1. Questa direttrice, di nuovissima costruzione, ci permette di arrivare al campeggio prima che faccia buio (camping Ananas N 45° 42‘ 26,0“ E 024° 06‘ 19,2“ ). La struttura, abbastanza carina, senza fronzoli ed in un luogo silenzioso in periferia di Sibiu è gestita da un tedesco, tipo particolare, ma affabile.
Sistemiamo la chiocciola, montiamo il tendalino e ci sediamo per il meritato riposo, programmando la visita del giorno dopo).

Mercoledì 08-08 (castello Corvino 128km) Tempo bello, caldo
Ci prepariamo per la partenza, ci avviciniamo al cancello e....sorpresa, stanno asfaltando la stradina che conduce al camping.... (fra l'altro al nostro arrivo il giorno precedente, la mia osservazione era stata: “bel posto, peccato per la strada sterrata sia così dissestata, dovrebbero asfaltarla”). Ma qui non ci sono problemi; arriva il titolare della struttura che mi fa imboccare una stradina di campo secondaria e “sali di qua, scendi di là, entra nel cortile di quel contadino.....”, ritorniamo sulla via principale e ci dirigiamo verso Hunedoara, dove si trova il castello Corvino.
Il Castello è splendido, però si trova a margine di un complesso siderurgico con diverse grosse acciaierie, delle quali parecchie in abbandono.
Il castello dei Corvino, o castello Hunyadi, è senza dubbio il motivo principale per visitare Hunedoara. E’ uno dei più grandi castelli d’Europa, e figura nella lista delle sette meraviglie della Romania. Fu eretto nel 1446 su una roccia sul piccolo fiume Zlasti, e durante la sua storia fu distrutto diverse volte. Il castello che si ammira ai giorni nostri è il risultato di una vistosa ristrutturazione, che ebbe luogo a seguito di un disastroso incendio e diversi decenni di totale abbandono.
La sensazione, quando si visitano queste attrazioni turistiche Rumene, è di una gestione ancora “spartana”. I parcheggi attorno al castello, sono ricavati in alcuni campi adiacenti, gestiti dai classici “parcheggiatori” che ti fanno mettere la macchina in qualsiasi “loculo possibile”.
Tutto questo ha un suo fascino, che ti riporta al nostro turismo di una trentina di anni fa.
Però si iniziano a vedere i cambiamenti e sono convinto che nel giro di una decina d'anni, anche qui, come successo da noi e nel resto dell'Europa Occidentale, si arriverà al turismo super organizzato che non lascia spazio all'iniziativa, ma ti guida in un percorso obbligato, dove l'aspetto economico diventa preponderante e la vacanza diventa un businnes globalizzato, dissacratore delle tradizioni.
Purtroppo, anche oggi, avremo il nostro imprevisto: nello scendere una scalinata, Roby appoggia male il piede e si procura una brutta distorsione.
Cosa fare? Torniamo a casa e terminiamo qui le nostre vacanze? Ma Roby tiene duro e tornati al campeggio, mentre i ragazzi vanno a fare una passeggiata, incominciamo a fare pediluvi con bicarbonato e a massaggiare la zona con il lasonil.
Piuttosto demoralizzati andiamo a dormire e decideremo l'indomani il da farsi.

Giovedì 09-08 (Transfagarasan 220 km ca.) Tempo bello, giornata fresca
Originariamente era prevista la visita a Sibiu (bellissima cittadina, considerata l'esempio della rinascita culturale ed industriale dopo la fine del regime). Purtroppo Roby non può camminare. Procediamo ad una buona fasciatura (memore delle distorsioni patite durante la carriera da pallavolista), la facciamo salire in macchina e decidiamo di percorrere la mitica Transfagarasan.
Questa strada è il Passo dello Stelvio della Romania; voluta per scopi militari dal dittatore Ceausescu e costruita ad inizio anni '70 (dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte dei sovietici nel '68). Doveva rivelarsi una via che permettesse l'attraversamento dei Carpazi da parte delle truppe rumene in caso di invasione russa. Le difficili situazioni climatica (la parte più alta della strada si snoda a 2000m) e morfologica, causarono più di 40 vittime tra soldati e operai.

La strada, aperta solo 4 mesi all'anno è indubbiamente affascinante. Un po' in decadenza in alcune strutture (soprattutto i paravalanghe) è comunque molto frequentata. Non escludo che si possa percorrere anche con la caravan (ho incrociato anche due camion), ma personalmente preferisco godermi il paesaggio, piuttosto che dovermi concentrare su una guida che comunque risulterebbe impegnativa, visto il volume di traffico. Uno dei vantaggi di poter lasciare la caravan in campeggio è proprio questo.

Percorriamo l'intera strada salendo dal versante Nord e scendendo poi da quello Sud. Ci fermiamo a mangiare qualcosa nei soliti punti attrezzati con tavolino, dove Mattia scorge nel bosco dei gialletti, che saranno la nostra cena.
Sulla via del ritorno vorremmo visitare la fortezza di Poenari, raggiungibile attraverso una scalinata di 1480 gradini. Questa fortezza fu costruita da Vlad III di Valacchia, ispiratore del celebre Dracula. Diverse guide sostengono come sia questo il vero maniero “dell'impalatore”, il quale utilizzò schiavi Turchi per costruirlo. Ma non voglio scendere in diatribe storiche e lascio le conclusioni a chi ne sa certamente più di me. Purtroppo, nonostante non risulti giornata di chiusura, l'ingresso risulta sbarrato. In ogni caso avrebbero potuto salirci solo i ragazzi, in quanto per Roby sarebbe stato impossibile affrontare il percorso.
Da qui, terminiamo il giro e rientriamo in campeggio.

Venerdì 10-08 (Sibiu – Rasnov 146km ) Tempo bello
Con molto rammarico per non aver potuto visitare Sibiu, ci muoviamo in direzione Brasov (bellissima città, situata nel Cuore della Transilvania). Ci dirigiamo però qualche chilometro più a est, vicino alla cittadina di Rasnov, dove si trova il campeggio “Cheile Rasnoavei” (45°32'49.6"N 25°30'31.4"E).
Sicuramente uno dei migliori campeggi di cui abbiamo usufruito in Romania, con ampi spazi a disposizione e ottimi servizi (anche se un po lontani). Unico neo la strada per raggiungerlo (gli ultimi 2-3 km sono su strada bianca e polverosa e quindi vi faccio immaginare le condizioni del treno).
Vista la breve distanza percorsa, decidiamo di mangiare qualcosa, per recarci nel pomeriggio a dare un'occhiata al castello di Bran, reso famoso dallo scrittore Bram Stocker nel suo romanzo “Dracula”. Il Castello infatti sembra essere l'unico in Romania, ad avere un'architettura che corrisponde a quella descritta nel romanzo. La distanza tra il campeggio e il maniero è di una ventina di km, ma a causa di lavori in corso, ci mettiamo un'eternità a raggiungerlo. Arrivati sul posto, una ressa esagerata ci convince a far dietro front. Torneremo nei prossimi giorni.

Sabato 11-08 (Fortezza di Rasnov 15km) Tempo bello e temperatura gradevole
Oggi optiamo per visitare la fortezza di Rasnov, ubicata sulla sommità della collina che sovrasta l'omonima cittadina. Per fortuna, con Roby ancora claudicante, scopriamo che per la salita esiste la funicolare.
Dalla stazione di arrivo all'ingresso della cittadella resta comunque un percorso di alcune centinaia di metri, che copriamo pian piano.
La prima fortezza venne eretta nel 1215 dai Cavalieri Teutonici, per volontà di un accordo tra i Sassoni ed il Papa. Edificata inizialmente in legno, venne successivamente ricostruita in pietra e da allora divenne praticamente inespugnabile.
Al suo interno si trovava una vera e propria cittadella della quale oggi sono visibili alcune casette ristrutturate e la piccola scuola. I locali ospitano, oltre all’ufficio per il turismo, alcune botteghe e negozietti che vendono souvenir.
Parte non più visibile ai nostri giorni è la collinetta che un tempo esisteva all’ingresso delle mura, un rialzo del terreno su cui era edificata una piccola chiesa della quale rimanevano soltanto le fondamenta. La sua scomparsa è legata ai restauri che tra il 2000 e il 2008 hanno deturpato parte della fortezza. Pare che il proprietario (un ricco italiano) decise di rendere più ampio l’accesso eliminando la collina, alcune parti delle mura vennero abbattute e altre ricostruite utilizzando materiali e stili non in linea con la precedente costruzione. Uno scempio che purtroppo non è cancellabile e che viene ricordato con un perimetro di rocce che indica la posizione in cui si sarebbe trovata la chiesa.

Domenica 12-08 (castello di Peles 70km) Tempo bello e fresco
Oggi ci dirigeremo a Sinaia, cittadina ai piedi dei monti Bucegi a visitare il castello di Peles.
Questo maniero fu costruito dal primo re di Romania, Carol I di Hohenzollern - Sigmaringen, tra il 1873 e il 1914. Venne inaugurato nel 1883 come residenza estiva. Lo stile dominante è il neo rinascimentale tedesco, ma negli ampliamenti degli utlimi periodi compariranno anche il neo ottomano ed il neo rococò.
Il percorso, che dal campeggio è di soli 35 km si tradurrà in un Calvario. Tolti i primo 10km su strada secondaria, al momento dell'immissione sulla Nazionale 1 (da Brasov a Bucarest) si andrà a passo d'uomo. Da qui inizieremo a comprendere che purtroppo le strade rumene sono ampiamente sottodimensionate in rapporto al volume di mezzi che vi circolano.
Alla fine, per arrivare, ci mettiamo due ore e trenta. Anche qui parcheggiare è da suicidio.
Ci troviamo costretti a lasciare l'auto su un marciapiede, dove trovano posto altri mezzi parcheggiati e fare circa 2km a piedi per arrivare alla meta.
Il Castello merita la visita. Purtroppo all'interno non è permesso fotografare.

Terminata la visita agli interni, proseguiamo attraverso il giro dei Giardini, dove ci fermiamo a mangiare qualcosa e ci prepariamo al rientro.
Purtroppo stessa storia dell'andata.....Con arrivo al campeggio alle 16:00.
La situazione del traffico vista sulla Statale nr.1 ci porterà ad abbandonare l'idea di dirigerci verso Bucarest. Anche perché questo comporterebbe un dilatarsi dei tempi che ci impedirebbe di raggiungere altre mete del viaggio molto interessanti.

Lunedì 13-08 (Brasov e castello di Bran 60 km ca.) Tempo bello e caldo
Stamane ci rechiamo nella vicina Brasov, principale centro della Transilvania con 270.000 abitanti.
E' considerato un importante centro turistico sia estivo che invernale.
Le sue origini risalgono al XIII secolo quando i Cavalieri Teutonici vi costruirono le prime fortificazioni a guardia del valico che ai giorni nostri viene percorso da un'importante linea ferroviaria (la città di Brasov è sede di un importante nodo ferroviario); passò poi nelle mani di coloni insediati in Transilvania e nel 1919 fu inglobata alla Romania.
Dal suo passato la città conserva monumenti notevoli tra cui ricordiamo una Chiesa gotica del XIV secolo, la Chiesa di San Bartolomeo, il Castello del XVI secolo e due centri culturali di estrema rilevanza per tutto il Paese (la Biblioteca Centrale di Brasov e il Museo Storico)
Brasov accoglie alcuni tra gli edifici civili e religiosi più rilevanti di tutto il Paese e non ha perso il suo aspetto medievale grazie alla sua Cattedrale e alla sua Cittadella; piccola ma interessante curiosità: nel 1950 Brasov mutò il proprio nome in Orasul Stalin per onorare il dittatore sovietico e lo riprese solo undici anni dopo, nel 1961.
Di facile accesso (molto organizzata anche nel sistema dei parcheggi), la cittadina presenta un centro storico di invidiabile bellezza, che culmina nella piazza Statului. Da qui immancable la visita alla Chiesa Nera.
Girando per le strade cittadine ci si renderà conto dell’incrocio di stili all’interno di Brasov, tanto moderna quanto romanticamente bohemien. Tanti i negozi nei quali poter fare acquisti, al fianco dei quali vi è inoltre un gran numero di locali e caffè.

Castello di Bran.
Come ci eravamo ripromessi, dopo il primo tentativo andato “a vuoto”, ci rechiamo al maniero di Bran. Giunti sul posto, dopo aver parcheggiato in non so quale tipo di terreno (anche qui tutto parcheggio “d'assalto”) ci incamminiamo verso il parco che circonda il Castello. Qui è tutto molto bello: parecchi piccoli locali, negozi di souvenir, ma anche di prodotti gastronomici locali (che non ci faremo mancare). L'unico tasto dolente è rappresentato dalla coda per la biglietteria. Stimiamo almeno 3 ore di attesa......Emanuele allora ha un'intuizione: “non è che si possano fare i biglietti on line?”
Mano al cellulare troviamo chiaramente quelli gestiti da agenzia e dopo aver terminato le operazioni on line, partiamo orgogliosi verso l'ingresso sorpassando tutto il gruppone in fila.
Arrivati sulla sommità, l'ingresso è comunque scaglionato per non avere troppe persone in contemporanea all'interno. Dopo circa 20 min è il nostro turno e mostriamo i cellulari per la lettura ma......l'operatore ci fa capire che il biglietto doveva essere attivato presso l'agenzia prima di presentarsi al tornello......
Per fortuna, e anche perché probabilmente succede abbastanza spesso, il tipo ci fa accomodare in parte e chiama gli impiegati dell'agenzia che partendo dalla zona della biglietteria, ci raggiungono nell'atrio di attesa. Sistemato l'inghippo ringraziamo per la disponibilità (che troveremo spesso in tutto il Paese) e procediamo con la visita.
Dal punto di vista storico il Castello trae la sua importanza dalla posizione. Questa permise a Bran di divenire un importante punto strategico ben prima della nascita della Romania. Il Regno d’Ungheria, infatti, aveva qui un importante baluardo difensivo durante la guerra contro l’Impero Ottomano e solo dopo il 1920 il castello divenne residenza reale dei sovrani del Regno di Romania.
Qui visse la regina Maria di Sassonia, colei che dispose un importante restauro dell’edificio e una ridisposizione dei locali interni per tramutarne la funzionalità da militare a familiare.

Martedì 14-08 (Sighisoara 133 km) Tempo bello, molto caldo
Ci muoviamo di buonora in direzione Sighisoara. Si tratta di un paio d'ore di traino, quindi senza troppo impegno o stress. Dopo un primo tratto di foresta boscosa, la statale ondeggia tra le colline verso la città medioevale che sarà la nostra meta.
Vi arriviamo a mezza mattina. La vista è spettacolare, con la Torre dell'orologio che troneggia davanti al centro principale.
Andiamo a piazzare la caravan nell'”Area Autocaravanes Sighisoara” (46°13'23.4"N 24°47'48.6"E).
Si tratta di poco più di un parcheggio, la cui unica praticità è quella di essere a 10 minuti dal centro storico. Visto che ci fermeremo solo un paio di notti, va bene così. Anche oggi il caldo è torrido.
Mangiamo velocemente e ci dirigiamo verso il centro. Rispetto alle città visitate ad oggi, la medievale Sighisoara lascia già trasparire un aspetto più “vero”, più antico. Ritrovare ancora questi centri dal turismo “non globalizzato” mi fa sempre piacere.
La cittadella, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è la città più romantica della Romania grazie al suo grazioso borgo medievale, piazze caratteristiche e antiche mura. Fondata dai Sassoni alla fine del XII secolo, Sighișoara raggiunge il suo massimo splendore nel XV secolo quando diventò una città libera. Questo gioiello architettonico ha 9 torri delle 14 originarie, possenti bastioni, case medievali e un magico mix di tortuose viuzze acciottolate, ripide scalinate e piazzette appartate. Ci dilettiamo tra le sue viuzze, visitando la Torre dell'orologio (o torre del consiglio) risalente al XIII secolo per poi arrivare, attraverso la scalinata degli studiosi, fini alla sommità dove si trova la Chiesa sulla collina, in stile Gotico, al cui interno sono stati trovati frammenti di affreschi risalenti al 1480.

Finiamo il tour a sera inoltrata e rientriamo in campeggio per doccia, cena e “nanna”.

Mercoledì 15-08 (Saschiz e Viscrì 90 km) Tempo bello e molto caldo
Oggi decidiamo di dedicare la giornata a visitare la ruralità rumena. Due piccoli villaggi. Il primo Saschiz, con una Basilica fortificata, ed i secondo, Viscri che rappresenterà per me uno dei più bei ricordi di questa vacanza.
Alla prima meta giungiamo dopo 15 min di auto e vicino alla Chiesa si sta organizzando la festa paesana che avrà luogo la sera, con molti giovani che aiutano a preparare chioschi e mercatini.
Emanuele parte da solo e decide di raggiungere il rudere della vecchio forte che si trova qualche centinaio di metri sopra alla nostra posizione. Noi nel frattempo passeggiamo per il paesino e visitiamo la Basilica.
Al suo rientro riprendiamo l'auto e puntiamo sul piccolo Paese di Viscri. Lasciamo la strada principale dopo pochi chilometri e ovunque tra le colline spuntano i campanili delle chiese fortificate dei sassoni, testimoni di un passato ormai dimenticato. Queste chiese-fortezza hanno salvato la vita dei transilvani nei tempi bui delle invasioni dei mongoli e dei turchi. Adesso sono diventate la prova tangibile di una Transilvania multietnica, che ha perso una parte della sua anima con la partenza dei sassoni dopo otto secoli di presenza constante su queste terre. Quello che non sono riusciti a fare i turchi in secoli di invasione, è riuscito a fare il regime comunista in mezzo secolo. I tedeschi della Transilvania sono ormai un ricordo. Ma ogni anno, i loro eredi tornano a ridare vita alle loro chiese e per curare le tombe dei loro cari.
La strada diventa bianca e polverosa appena lasci la statale, non promettendo nulla di buono.
Andando piano lungo la striscia di ghiaia rumorosa, ti allontani sempre di più dalla civiltà segnata solo dai pali della luce, per sprofondare in pieno Settecento. Un’ ultima salita, poi si intravede in lontananza il paese dominato dalla grande chiesa fortificata. I suoi muri bianchi contrastano con le torri coperte in legno nero, segno distintivo dell’architettura contadina sassone.
Lungo la strada principale del paese le anatre e le oche la fanno da padrone, camminando lentamente verso il piccolo ruscello, attente a non disturbare il tempo che si è fermato tre secoli fa.
Sulla piccola collina in mezzo al paese, fra le corone ricche dei tigli e alberi di frutta, si alza l’antica chiesa fortificata. All’ingresso, incurante del passare del tempo, si trova seduta la vecchia custode della chiesa evangelica. Mentre aspetta i turisti che si avventurano fin qui, la signora, una dei pochi sassoni superstiti, lavora la maglia in lana grezza. Ti riceve con un sorriso malinconico, consapevole che queste mura vivranno fin quando ci sarà qualcuno a raccontare la loro storia. Sono storie di amore, di odio, di guerra e di pace . Sono racconti di un tempo passato a cui lei appartiene e che non avrà più molta pazienza.

Terminata la visita “sbirciamo” in qualche cortile, dove vediamo un sacco di prodotti tipici locali fatti a mana dagli abitanti. Dai “calzettoni” in lana alle ceste intrecciate. Ce ne andiamo con un po' di nostalgia pensando che comunque queste zone le rivisiteremo, prima che sia troppo tardi.
Ci rechiamo ora nel parco delle querce giganti che si trova a pochi km dalla città.
Il posto non è turisticamente conosciuto e vi si trovano solo locali che ci vanno a pare le scampagnate o i pic nic. Dopo qualche peripezia per trovare la strada d'accesso (trovata ad intuito in quanto non segnata), e qualche km di salita si giunge ad un altopiano disseminato di questi fantastici alberi. Lasciamo l'auto e ci perdiamo in una piacevole passeggiata tra questi colossi.


Giovedì 16-08 (trasferimento da Sighisoara a Suceava 340km) Tempo inizialmente bello, poi uggioso in serata
La giornata di oggi è dedicata  al trasferimento fino alla città di Suceava, dove avremmo deciso di piazzarci per il giro dei monasteri ortodossi. Purtroppo come già constatato in passato, la strada risulterà super-trafficata (bisogna ricordare che in questo periodo rientrano anche un sacco di rumeni che lavorano all'estero). Si viaggia spesso a passo d'uomo e cosa importante: prestate sempre attenzione all'attraversamento dei passaggi a livello, dove spesso i binari sporgono rispetto alla sede stradale e devono essere percorsi a passo d'uomo, anche sulle strade Statali più importanti. Arriveremo all'obiettivo verso sera, ma, visto il pessimo stato del campeggio, decidiamo di proseguire in direzione di Sucevita, in un camping posto vicino al famoso monastero.
In realtà più un agricampeggio (Vila Cristal 47°46'55.8"N 25°43'53.1"E) il posto si rivelerà tranquillo e gestito da una famiglia che la sera ci invita a cenare nel loro locale, dove, tutto compreso, andremo a spendere 18,00 euro in 4.

Venerdì 17-08 (visita ai Monasteri Ortodossi della Bucovina 160km) Tempo bello e fresco
Tra gli edifici più spettacolari della Romania, veri e propri tesori dell’arte bizantina, troviamo i Monasteri dipinti della Bucovina, nel nordest del Paese, dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I più spettacolari sono il Monastero di Voronet, il Monastero di Moldovita e il Monastero di Sucevita. Gli affreschi esterni dei Monasteri risalgono al XV e XVI secolo ma non sono semplici decorazioni murali visto che rappresentano scene della Bibbia nelle quali sono presenti personaggi dell’epoca: Su tutte le facciate degli edifici troviamo dei cicli decorativi completi dove sono inseriti principi e sovrani moldavi sono al fianco di santi e profeti. I turchi, nemici storici dei romeni e della cristianità, sono destinati agli Inferi e incarnano i demoni. In questo modo la Bibbia e la vita dei più importanti santi ortodossi venivano spiegate agli abitanti dei villaggi grazie all’eccezionale uso di colori e forme. I monasteri sono immersi in un paesaggio circostante incantevole che li valorizza ancora di più.

Il monastero di Sucevita dista solo 5-6 km dalla nostra ubicazione e ci arriviamo in un attimo.
Tra i migliori monasteri dipinti del Paese, il monastero, fondato nel 1581 dal vescovo di Raduti e in seguito ampliato da suo fratello, il principe regnante della Moldavia, è circondato da mura e torri difensive. Sulla chiesa, l’ultima ad essere costruita delle 22 chiese affrescate della Bucovina, svetta un campanile. Affrescato tra il 1595 e il 1604, il monastero di Sucevita ha il maggior numero di immagini dipinte anche se il versante occidentale non è decorato. Tra le raffigurazioni troviamo la Scala del Paradiso, un percorso ascensionale di collegamento tra Terra e Cielo, ornata da angeli dalle ali rosse e dove confluiscono sentieri con le iscrizioni delle virtù monastiche, e l’albero di Gesù. La chiesa ha 5 sale e due portici non identici costruiti in una seconda fase. Le spesse mura che circondano il complesso sono lunghe quasi 100 metri per lato e sono rinforzate con contrafforti, bastioni e 5 torri. Al loro interno è ospitato un museo dove ammirare oggetti storici e artistici come ritratti ricamati in filo d’argento, argenteria ecclesiastica, libri e manoscritti miniati.

Terminata la visita ci dirigiamo verso Voronet, che rispetto al monastero appena visitato, risulterà essere più frequentato, con una lunga passeggiata attraverso un mercatino locale che conduce all'ingresso del Monastero.

Tra i monasteri dipinti della Romania il più famoso è il monastero di Voronet, costruito nel 1487 in meno di 4 mesi da Stefano il Grande per celebrare una vittoria contro i Turchi. Conosciuto come la Cappella Sistina d’Oriente, il monastero ha una grande varietà di affreschi sia internamente che esternamente, dipinti 500 anni fa, dove predomina il colore blu, chiamato il blu Voronet, creato con lapislazzuli. Gli affreschi, ricchi di dettagli, rappresentano scene bibliche, tra cui il meraviglioso Giudizio Universale e la Genesi, preghiere e inni sacri. Nell’albero di Gesù, o albero di Jasse, si possono scorgere i ritratti di antichi filosofi greci come Aristotele e Platone. Il monastero si trova lungo le sponde di un fiume e coniuga elementi bizantini e gotici visibili nella torre, nelle finestre a arco gotico e nelle cornici rettangolari delle porte.

Per chiudere la giornata ci rechiamo a Suceava, dove visto anche l'orario, ci limitiamo a visitare la fortezza, dove sono in corso delle manifestazione storiche in costume. Con questo concludiamo la nostra giornata e domani ci sposteremo nella zona del Maramures.

Sabato 18-08 (spostamento verso Sapanta 272km) Tempo variabile
Stamani, con giornata inizialmente soleggiata, ci muoviamo verso la regione del Maramures per visitare il cimitero allegro e le stupende chiese in legno. Dopo alcuni chilometri piacevoli e scorrevoli, ci immettiamo nella strada nr.18, che dovremmo percorrere per circa 180km. Appena svoltato, sorpresa: la strada è bianca! Iniziamo a percorrerla a 40km/h ma è impensabile proseguire  così per tutti i km che ci separano dalla meta. Dopo 15km stiamo iniziando a valutare l'idea di tornare indietro quando improvvisamente si comincia a sentire odore di catrame fresco. Proseguiamo per altri 2-3 km e finalmente l'asfalto nuovo!! Da qui sembra di viaggiare su un campo di biliardo. Uno dei tratti più piacevoli percorsi alla guida in terra rumena. Arrivati a destinazione ci posizioneremo al “camping Poieni” (47°56'52.9"N 23°41'47.3"E), a pochi km dal cimitero Allegro.
Anche in questo caso, campeggio adiacente alla struttura ristorativa e con i servizi al minimo, ma sufficienti per il mio modo di intendere il plein air. Ci fermeremo a cenare nel locale, vista anche la piacevole location, con i tavoli all'esterno ,vicino ad un corso d'acqua.

Domenica 19-08 (visita del cimitero allegro e delle chiese lignee 80km ca.)
Oggi, ultimo giorno prima del rientro, lo dedicheremo alla visita di queste caratteristiche costruzioni che si trovano nella zona nord ovest della Romania (la regione del Maramures dista pochi km dal confine con l'Ucraina).L'arte del legno intagliato è infatti assai diffusa nella regione e si osserva nelle antiche case contadine con i portali decorati, gli attrezzi di uso agricolo e domestico come gli aratri ed i telai, ma soprattutto nelle chiese di legno. Visitare il Maramures significa infatti poter ammirare alcune tra le più belle chiese di legno della Romania, costruite unicamente con tavole di legno ad incastro, senza l'utilizzo di ferro nemmeno sotto forma di chiodi. La loro costruzione risale al XVIII secolo, in seguito ad un decreto della Corona ungherese che impediva di utilizzare mattoni e pietre per la realizzazione di chiese ortodosse.
Costruite in legno di quercia, di olmo, di faggio e di abete hanno generalmente una pianta quadrata e potenti tetti aguzzi; all'interno si possono ammirare raffigurazioni religiose in stile naif di scene tratte dall'Antico e Nuovo Testamento. Nella regione del Maramures vi sono circa 70 chiese lignee, La più antica è la Chiesa di Leud, eretta nel 1364.

Infine la visita al cimitero allegro, luogo Sacro, che riporta comunque ad un momento di “felicità”.
Più di 800 croci in legno di quercia dipinte con colori vivaci, in particolare il colore blu, e intagliate caratterizzano questo luogo di sepoltura, un vero e proprio museo a cielo aperto. Questa tradizione, iniziata nella metà del 1930 per mano di Stan Ioan Pătraş, un artigiano del legno, è dovuta alla credenza degli abitanti della città che la morte sia un inizio e non una fine. Ogni croce è diversa: le immagine intagliate catturano uno degli atteggiamenti caratteristici del defunto e le poesie ironiche e satiriche, scritte con un linguaggio arcaico tipico della tradizione orale, sono un messaggio al mondo vivente. Nella parte superiore di ogni croce si trova un bassorilievo con una scena che descrive la vita del defunto. Le scene sono semplici e ingenue nello stile, ma immortalano un aspetto rilevante, o una virtù o un difetto dei defunti. Ci sono donne che filano la lana, tessono i tappeti, cuociono il pane, e uomini che intagliano legno, arano la terra, pascolano le pecore, suonando i loro strumenti, macellano gli animali, e così via.

Sabato 20-08  Lunedì 21-08 (Rientro in a casa con sosta sul lago Balaton tot. 1040km)
Ultimi due giorni dedicati al rientro. Prima tappa da Sapanta al lago  Balaton. Se escludiamo il solito incontro con i gendarmi Ungheresi, che ci tengono fermi 45 min, per il resto il viaggio è molto piacevole (visto anche l'utilizzo, finalmente, di un'autostrada).
Sosta in località Termale, con bagno nelle acque calde ed infine rientro a casa.

CONCLUSIONI:
Che cosa ci ha lasciato questo viaggio? Negli ultimi anni siamo stati più volte ad Est. Sicuramente l'esperienza rumena è stata una delle più “vere”. Un'esperienza cioè, vissuta attraverso l'improvvisazione e l'istinto. Il fatto di non scontrarsi con un'organizzazione turistica “forte” che ti condiziona negli spostamenti e nella mete, ti permette di vivere con più semplicità l'approccio alle località ed alle genti che andrai a frequentare, una popolazione semplice e sempre disponibile. Una struttura sociale ancora molto rurale, ma che vive con dignità ed è sempre rispettosa nei nostri confronti. In maniera più marcata al Nord  abbiamo osservato un forte legame alle tradizioni, soprattutto quelle religiose, che vengono ancora vissute come un momento di aggregazione e di socialità. Pensate che alla domenica tutte le donne e gli uomini si vestono con il costume tradizionale per recarsi alle funzioni. Uno spettacolo vedere per strada tutta quella gente in costume che si muove verso le Chiese.
Tutto questo sparirà. L'inevitabile lento arrivo della “modernità” e della globalizzazione porterà piano piano all'abbandono di queste tradizioni secolari (che verranno forse mantenuti in occasione delle grandi Feste).
Prima che tutto questo accada voglio tornare in Romania, anche per recarmi in quelle zone che non ho potuto, per motivi di tempo, visitare.
Se siete amanti dei campeggi 5 stelle, dei bagni riscaldati e con la musica, delle piscine, lasciate stare. Questi posti non fanno per voi. Qui potrete ritrovare la tranquillità ed i ritmi di una volta (anche se le località più frequentate cominciano già a subire il cambiamento), dovrete avere la capacità di adattarvi e a volte di improvvisare, ma quello che vi resterà dentro, alla fine del viaggio, saranno i colori, i sapori e i volti dei luoghi e delle persone che incrocerete.
Spero che il racconto di questo mio viaggio vi sia piaciuto e se volete, quando ci incontreremo, ne possiamo parlare sotto ad un tendalino.

UN SALUTONE A TUTTI E ALLA PROSSIMA USCITA.
Marco e famiglia

 

 

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