Albania

cartina albania
Nickname
Kozan
Durata (giorni)
26
Tipo di Roulotte
Tabbert Comtesse

ALBANIA - AGOSTO 2019

Carissimi fratelli di caravan, questa estate punteremo il timone del nostro treno caravanistico verso una meta balcanica: l’Albania, il Paese delle Aquile.
Ci pensavamo da anni, ricordo che nell’ormai lontano 2006 iniziammo ad informarci su questo paese ma all’epoca non si trovavano notizie e le poche che si avevano erano sconfortanti: si mormorava di strade inesistenti, di mancanza totale di campeggi, di presenza delle ONG nelle zone interne del paese per portare aiuto alla popolazione allo stremo.
Insomma, allora ci mettemmo una pietra sopra ma il tarlo continuò a scavare finchè quest’anno ci siamo decisi, prima che sia troppo tardi.

Ho usato l'espressione "prima che sia troppo tardi" non a caso perchè lo sviluppo turistico che   sta investendo l’Albania in questi ultimissimi anni è impetuoso e talvolta, stando a quanto si legge, cozza con la mia personalissima idea di turismo:la cementificazione a tratti selvaggia, l’organizzazione delle spiagge sempre meno naturali e sempre più caotiche e fornite di ogni confort rischiano di trasformare nel giro di pochi anni l’Albania in una paese molto simile al Montenegro.

Eppure in Italia pochi sanno di questo cambiamento, di questa "modernizzazione": più di un amico quando ha saputo della nostra meta ha espresso i suoi dubbi riguardo l'opportunità di andarci riguardo alla sicurezza, infatti nell’immaginario di molti italiani l’Albania è la terra dei barconi, degli scafisti e dei ladri d’auto, pochi sanno che questi fatti sono solo un ricordo del passato, molti nemmeno immaginano la bellezza delle sue spiagge.

Ben lo sanno invece i tedeschi e gli olandesi che da anni ormai trascorrono le loro vacanze nella Terra delle Aquile, come spesso avviene i teutonici sono i pionieri di scoperte che poi diventeranno di massa nel corso degli anni, e già lo sta diventando l’Albania meta di massa, speriamo di riuscire a vederla prima che degeneri.

Sarà un viaggio all’insegna del mare ma anche della terra, sulla bellezza delle spiagge non ci sono dubbi, basta fare una ricerca in rete e si scoprono immagini mozzafiato, ma come dicevo è nostra intenzione visitare alcune perle dell’entroterra, oltre la capitale Tirana con il suo centro storico, scopriremo le bellezze patrimonio dell’Unesco come Argirocastro e Berat, molta natura con le Alpi Albanesi e sorgenti d’acqua come il famoso “Occhio Blu”.
Terra ottomana è stata l’Albania e quindi cercheremo gli antichi mercati e mercatini che lì ancora chiamano “pazar”.
Visiteremo le rovine greco-romane ed illiriche del Parco Archeologico di Butrinto, uno dei più interessanti e meglio conservati dei Balcani.

Molti dubbi sulla qualità dei campeggi, dalle notizie reperite si tratta talvolta di strutture molto basiche, spesso raffazzonate, inventate e con standard di gran lunga inferiori a quelli europei; ma lo abbiamo messo in conto, abbiamo spirito di adattamento, inoltre la caravan completamente autonoma potrà efficacemente sopperire le mancanze di servizi.

Per il viaggio di avvicinamento abbiamo scelto ancora una volta l’attraversata via terra, molto più emozionante della tratta via mare Bari/Valona.
Passeremo il confine a Trieste attraversando ben 5 confini: Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro ed infine Albania.

Le dotazioni saranno molte e viaggeremo a pieno carico in quanto pur trattandosi di una vacanza prettamente itinerante abbiamo intenzione di sostare alcuni giorni al mare quindi si renderà necessario il telo Patio-Mat perchè le piazzole dei campeggi di mare le prevedo piuttosto polverose, cucina esterna obbligatoria considerate le temperature in gioco, oltre al tendalino ed ai coprifinestra per il sole.

Il treno sarà sempre quello: Jeep Grand Cherockee e Tabbert Comtesse, quest’anno non viaggeremo soli: due equipaggi-fratelli infatti condivideranno noi noi alcune tappe, si tratta di Jeco (Luigi Coletta) e Tonale.
Shqiperia aspettaci, stiamo arrivando.
4    agosto Milano-Ogulin (Bosnia) km 558
Siamo partiti alle 9,30 dal rimessaggio, l’autostrada fino a Trieste non ci ha riservato sorprese, poco traffico, solo qualche rallentamento in prossimità del lago di Garda.
Arrivati al tanto temuto confine di Trieste siamo transitati senza code o difficoltà, strada sgombra fino a Rijeka.

Il piano di oggi era di viaggiare fino allo sfinimento in modo da coprire la maggior distanza possibile, dopo Rijeka l’autostrada croata si fionda verso l’interno e sale in montagna tra bellissimi panorami di vette, foreste e temperature gradevolissime, non più di 24°.
In questo tratto, erano circa le ore 18, ha iniziato a balenarci l’idea di fermarci perchè sebbene fosse presto temevamo che puntare fino a Spalato a tutti i costi averbbe significato sostare in un autogrill con temperature elevate e di caldo ne avevamo già preso a sufficienza, il fresco di queste montegne ci tentava.

Abbiamo quindi lasciato l’autostrada all’altezza di Vrbosko puntando verso Ogulin attraverso una piccola strada provinciale che si snoda tra piccoli paesi di montagna, prati a foraggio in totale assenza di traffico alla ricerca di una sosta libera.
Sosta libera che purtroppo non è arrivata, non siamo infatti riusciti a trovare uno spiazzo adatto per fermarci, la strada seppur molto bella non offriva spazi adatti, abbiamo quindi proseguito fino ad Ogulin dove il bel Sabljiak camping, di nuova costruzione ci attendeva.

Al prezzo di 23 euro per una piazzola, doccia calda, servizi puliti ed impeccabili, WIFI libero ed una rakja di benvenuto da parte del gestore questo campeggio è la meta ideale per chi, proveniendo da Fiume si vuol godere una notte al fresco prima di proseguire verso sud.

Abbiamo cenato in piazzola con tuta e felpa, era un mese che non mi godevo una sensazione di frescura così piacevole.
Adesso ci fiondiamo a letto, domani la Bosnia ed il Montenegro ci attendono, imperativo di domani sarà macinare chilometri per poter arrivare dopodomani a Scutari.

La tratta di domani sarà impegnativa in quanto ci sposteremo prevalentemente su strade statali nell’entroterra, abbiamo mappe cartacee vetuste, il roaming non sarà possibile per cui non avremo l’ausilio del navigatore, navigheremo un pò a vista, se non avrete nostre notizie entro un paio di giorni non veniteci a cercare, i balcani, meravigliosi ed affascinati ci avranno rapito, anche questa volta.

5    agosto Ogulin-Deleusa (Montenegro) km 531
Svegliati all’alba, abbiamo lasciato il camping Sabljiak alle 7,30.
La strada da percorrere era molta, l’intenzione era di avvicinarci il più possibile alla prima meta albanese: Scutari.
Imboccata la solita E65 in direzione sud-est abbiamo macinato chilometri e chilometri a velocità di crociera elevata grazie alla mancanza di vento, alle perfette condizioni del manto stradalle ed allo scarso traffico.
La pacchia finisce al confine tra Croazia e la Bosnia Erzegovina, valico di Caplina.
Arriviamo, che bello poca coda, arriva il nostro turno, memori degli anni precedenti avevamo già preparato tutti i documenti necessari: carte di identità, Libretto di circolazione di auto+caravan,assicurazioni auto+caravan.
L’agente bosniaco chiede i documenti, gli molliamo la mappazza di carte, inizia a studiarle e poi scuote la testa: ci mostra la carta verde della macchina e dice: questa è fotocopia, serve l’originale.
Problema.
Gli spiago che l’assicurazione è di quelle on-line e che la carta verde non viene rilasciata in originale ma è un file ricevuto per mail e che viene stampato.
Risponde che “tutto mail, tutto mail, sempre mail in Italia, ma in Bosnia no, voi siete in Bosnia ed in Bosnia ci vuole l’originale”.
Gli faccio vedere il file ricevuto per mail, residente sul mio cellulare, niente da fare.
Trattiene tutti i documenti, ci fa parcheggiare poco più avanti e ci intima di stipulare una carta verde presso l’apposito ufficio a pochi metri dalla dogana, gli spiego che ho già pagato in Italia questa carta verde e che così facendo la pagherei due volte, niente da fare, prova ad intervenire Rosi, niente da fare.
Ha una testa gigantesca e quadrata, letteralmente quadrata il bosniaco, allora improvvisamente intuisco del perchè e del percome di tanti anni di guerre fratricide nella ex Jugoslavia, hanno la testa quadrata, probabilmente invece di spararsi si sfondavano di mazzate l’un l’altro prendendosi a testate con quelle loro enormi teste quadrate.
Non mi resta che recarmi all’apposito ufficio dove una solerte impiegata, per la somma di 20 euro provvederà a rilasciarmi una carta verde della validità di una settimana.
Torno dal doganiere, mostro la carta verde, mi restituisce i documenti insieme ad un saluto al quale mi rifiuto di rispondere.
Si riparte, da adesso sarà tutta statale fino in Albania.
La prima parte, la strada statale M6 è in buone condizioni e relativamente poco trafficata, la Bosnia si conferma ai nostri occhi come ci è spesso apparsa nei viaggi precedenti: il paese più povero ed arretrato dei Balcani occidentali: case non finite oppure non intonacate, parco auto circolante vetusto ed in cattive condizioni, auto e camion talvolta abbandonati senza targa lungo le strade, immondizia e rifiuti abbandonati ovunque.
A Stolac lasciamo la sicura M6 e ci immettiamo nella più piccola R427 direzione Deleusa.  saranno 67 chilometri di passione, la provianciale, che nel suo primo tratto costeggia un bel torrente, si rivela a tratti in cattive condizioni costringendoci a velocità di 30km orari, con passaggi stretti attraverso i quali transita un solo veicolo alla volta.
Decidiamo di fremarci in uno spiazzo per scendere al torrente e rinfrescarci un pò: lungo la riva bottiglie di plastica, bottiglie di vetro, sacchetti di plastica la dicono lunga sul grado di civiltà dei frequentatori, che certamente non sono turisti (visto che non se ne incontra nemmeno uno) ma certamente locali, gente del luogo che utilizza il torrente per le scampagnate ed i pic nic.
Peccato, non è questa la Bosnia che conosciamo, in altre occasioni ed in altri luoghi avevamo avuto modo di apprezzare il loro amore per la loro terra ed il rispetto per i loro luoghi.
Ripartiamo e giunti al confine con il Montenegro ci fermiamo, due chilometri di coda prima passare il border.
Due ore mezza di coda, un lendo ed estenuante avanzamento, un serpentone di auto in attesa di passare il confine.
Durante questo tempo, tutti fuori dalle macchine, motori spenti, bambini che giocano, adulti che fraternizzano, parliamo con un ragazzo fiorentino, anche a lui hanno contestato la stampa della carta verde, gli chiedo se non era perchè magari era una stampa in bianco e nero, mi risponde che ad una famiglia di italiani davanti a lui hanno fatto la stessa cosa, e loro avevano una stampa qualitativamente perfetta.
Niente da fare, qualcosa a livello burocratico in Bosnia è cambiato, la prossima volta se dovessimo tornare ci faremo rilasciare per tempo da Genialloyd l’originale in cartacceo della carta verde.
Sempre in coda, tra un avanzamento ed uno spegnimento di motore conosciamo una famiglia albanese che vive in Italia e che sta torrnando a Durazzo per le ferie, ci raccontano di essere stati fermati in una statale da un agente della polizia bosniaca per una infrazione mai commessa, questi prima di lasciarli ripartire si fa consegnare 50 euro, ne voleva 65, trattano, si accordano per 50.
Questa è la Bosnia del 2019 che vorrebbe entrare in Europa, roba da non credere.
Arriva il nostro turno, primo controllo, quello Bosniaco, l’agente di frontiera mi chiede tutti i documenti, vede la carta verde fotocopiata e subito i dice che non va bene, sto per consegnare quella fatta poche ore prima all’ingresso in Bosnia ma lui mi anticipa, oggi è in buona, mi lascia passare.
Chissà che cosa gli potrà mai fregare di una carta verde fotocopiata all’uscita dal suo paese. Secondo controllo, quello montenegrino.
L’agente mi prende i documenti (tutti) e senza rispondere al mio saluto mi fa avanzare di qualche metro per poi sparire in un ufficio.
Tornerà un suo collega dopo 10 minuti restituendomi i documenti, senza che io abbia capito cosa mai ci abbiano fatto con quei documenti e mi fa passare.
Siamo stanchi, sono quasi le ore 20, siamo in viaggio da 12 ore, ci chiediamo dove mai ci fermeremo a dormire.
Percorriamo 1 chilometro salendo la montagna in direzione Niksic e succede il miracolo, una terrazza a strapiombo molto grande con vista su un monastero e sul lago Bileko, una terrazza mozzafiato, inondata dalla luce del tramonto e dal canto dei grilli.
Senza neanche pensarci ci fermiamo. Siamo soli, una bella doccia rifrescante mi ritempra, seguirà una buona cenetta con vista sul sottostante lago e sul monastero, al termine è notte, una stellata così fitta non la vedevo da anni. Questa meraviglia mi ripaga delle fatiche di tutta la giornata, paesaggisticamente tra le più belle soste libere della mia vita.
I Balcani si confermano per ciò che sono: una coacervo di sofferenza e sublime meraviglia, proprio come la vita delle persone che abitano queste dure terre.
Terra di paradossi i Balcani, ma in questo risiede il suo fascino, il viaggiatore che saprà coglierlo tornerà più e più volte, affascinato, come avesse il mal d’Africa.

6    agosto Deleusa-Shkoder (Albania) km 154

Fratelli vi scrivo dal Camping Lake Shkoder Resort.
Questa mattina, sveglia di buon mattino dopo una notte passata nella tranquillità e nel seilenzio. Lasciata l’amena piazzola di sosta libera ci fiondiamo sulla provinciale montenegrina in direzione Vilusi, l’impressione è di essere in un pianeta diverso rispetto alla Bosnia: case tenute meglio, strade migliori, meno immondizia in giro.
Ho detto strade migliori tranne i due chilometri di sterrato a causa del rifacimento della statale prima di Vilusi, si vaiggia a 5km orari solo un sole cocente, i veicoli in transito sollevano una tale polvere che risulta difficile vedere, sembra di essere in mezzo alla nebbia.
Si prosegue per Niksic su statale di ottima qualità, da Niksic a Podgorica la strada è panoramica, tutta curve tra le montagne, solo vegetazione, solitudine totale.
Podgorica, la capitale del Montenegro, non merita una visita, lo avevamo letto e ci atteniamo ai consigli ricevuti, tiriamo dritti, il confine con Shqiperia è vicino.
Dogana Montenegrina senza troppe formalità anchese pure qua chiedono tutti i documenti, carta verde compresa.
I controlli al border albanese sono come ce li avevano descritti, rapidi, senza inutili attese, ci tengono ai turisti gli albanesi, contarriamente ai Bosniaci.
Ci fermiamo 50 metri dopo il confine per fare l’assicurazione e la tessera telefonica albanese. Entriamo in ufficio: l’addetto fa due rapidi calcoli, auto+caravan per 4 settimane mi chiede 200 euro.
Grazie gli dico, molto gentile, mi restituisca i miei documenti che me ne vado, la faccio da un’altra parte.
Inizia una estenuante trattativa, come al mercato in Marocco.
Inizialmente il tizio mi dice che se voglio risparmiare me la fa solo alla macchina “tanto per il rimorchio non serve”.
Mah, non ci credo mica tanto, vado a chiedere alla polizia di frontiera, mi confermano che è obbligatoria anche per il rimorchio.
Torno dall’assicuratore, gli spiego che devo assicurare anche la caravan, insomma tira e molla ci accordiamo per 160 euro auto+caravan per tutto il mese.
Il prezzo è comunque folle, mi chiedo come sia possibile che le nostre compagnia assicurative non abbiano ancora stipulato patti bilaterale con l’Albania.
Arriviamo, non prima di aver dato un passaggio ad un autostoppista tedesco, al Camping Resort. Campeggio molto bello, ben ombreggiato, direttamente affacciato sul lago Shkoder, servizi igienici impeccabili, WIFI libero ovunque, turismo del nord Europa, pochi italiani,qualche francese e persino qualche spagnolo.
Ci piazziamo non prima di aver occupato due piazzole per i nostri equipaggi-fratelli Tonale e Geco.
Bagno al lago, ristoratore, ci voleva, e poi andiamo al ristorante a bere una buona birra e mangiare qualcosa, insomma per farla breve, una birra media costa euro 1,50, un piatto grande di olive locali 1,50, un piatto di bruschette enorme 1,50, un piatto di verdure grigliate 1 euro.
Se questo è il campeggio più caro dell’Albania iniziamo a capire perchè la gente viene fin qua a fare le ferie.
Ci aggiorniamo, speriamo che Tonale non tardi troppo, le piazole stanno andando a ruba e non so se riuscirò a tenergliele riservate a lungo.
Ci aggiorniamo.
Ore 22,30, notte fonda nei balcani, arrivano gli equipaggi-fratelli.
Sono esausti, arrivano da Sarajevo,12 ore per fare mneo di 300chilometri.
Hanno tanto da raccontare, li lascio tranquilli, un equipaggio appena arriva in campeggio dopo una tale fatica deve potersi piazzare senza avere gente intorno che distragga.
Li raggiungo dopo mezz’ora, hanno più di un aneddoto di cui parlare, ad iniziare dalla strada Sarajevo-Shkoder che nonostante fosse segnata sulle carte come percorso europeo di fatto presentava diverse criticità: salite importanti, tortuosità, gallerie in rifacimento, carreggiata stretta insomma un bel mix per mettere a dura prova uomini e mezzi.
E così è stato: il cambio automatico della trattrice di Luigi va in surriscaldamento creando qualche problema.
Poi il confine con la Bosnia: anche Luigi-Jeco cade nella trappola della carta verde-fotocopia, solo che a lui non chiedono di fare la carta verde in ufficio, gli spillano direttamente i soldi, facendoglielo capire nemmeno troppo velatamente.
Non c’è niente da fare, notiamo tutti un discreto arretramento dei bosniaci su tutto ciò che riguarda onestà, corruzione, attenzione al turista.
Luigi mi racconta di un tentativo persino da parte dei montenegrini di non riconoscere la carta verse-fotocopia, le sue insistenze (la misura era ormai colma) li fanno soprassedere.
Domani visita alla cittadina di Scutari, vi terrò aggiornati.

7    Agosto Shkoder
La giornata di oggi è dedicata al riposo, gli equipaggi Tonale e Luigi hanno bisogno di metabolizzare la difficile giornata di ieri, affiorano dai loro racconti i dettagli sulle problematiche meccaniche affrontate ieri: la strada di montagna che collega Sarajevo a podgorica era molto impegnativa con salite impervie, pare che L olio del cambio della jeep di Luigi sia andato in ebollizione fuoriuscendo ed a seguito del contatto con la marmitta incandescente ha innescato un principio di incendio spento prontamente da tonale grazie ad un provvido estintore.
Miracolosamente la vettura di Luigi non pare aver subito conseguenze, consentendo la ripresa del viaggio. Comprensibile però il panico e la loro prostrazione.
Ma parliamo di Shkoder, i 7 chilometri di statale che separano il campeggio dalla città di Scutari sono sufficienti a darci una idea di cosa sia l’Albania di oggi: carretti trainati da cavalli, Audi e Mercedes AMG da 80 mila euro, un improbabile mezzo a motore a tre ruote autocostruito guidato da uno zingaro che nel cassonetto anteriore trasporta moglie e figli, auto che fanno inversione ad U in statale con striscia continua.
Capisco subito che la concezione della guida degli albanesi è eclettica e che ci si deve adattare altrimenti sono dolori.
Cerchiamo il Ponte di Mezzo “Ura i Mesit” testimonianza ottomana del 700, classico ponte a “schiena d’asino” secondo solo al più famoso ponte di Mostar, da non perdere qaundi ci si trova da queste parti, di cartelli che portino a questa bellezza nemeno l’ombra.
Chiediamo ad un meccanico di biciclette, si sforza poveretto di spiegarci a gesti ma non c’è modo di capirci.
Entriamo da un benzinaio: gli facciamo vedere la foto del ponte, capisce ma non sa spiegarci in italiano la strada, chiama un ragazzo, albanese ma residente in Italia il quale non sa dove sia il ponte, non ci è mai stato ma si fa spiegare dov’è e poi si offre di guidarci con la sua Mercedes, è rientrato in Albania per le ferie di agosto, si sposerà a giorni. Fiero di poterci aiutare ci conduce al ponte, lo fotografa (finalmente lo ha visto anche lui) poi ci saluta e se ne va.
Ecco un altro aspetto dell’Albania: per costoro aiutare il turista, specialmente se italiano è un dovere, una gioia.
Sono gentilissimi e disponibilissimi.
Ura i Mesit è meraviglioso, per chi come me ama l’architettura ottomana non può rimenere indifferente alla meravigliosa leggerezza e grazia che trasmette questa costruzione.

Arriviamo a Scutari, visiatiamo il Castello Rozafa in alto su una rocca da cui si domina la città e l’intera vallata.
Salutati i fratelli che rientrano in acmpeggio per la sera, io e Rosi decisiamo di rimanere a Scutari per vederla di notte ed ecco il secondo impatto con la guida degli albaniesi: ci troviamo a Scutari nell’ora di punta, sono le 19,30, un fiume caotico di auto ingombra le strade, la città non è grande, sarebbe possibile muoversi agevolmente a piedi ma gli albanesi si spostano in auto, sulle loro Mercedes fiammanti, testimonianza palese di un riscatto economico garantito dall’emigrazione.
Quindi tutti allegramente in fila, anche se la strada è a due corsie per senso di marcia tutti stanno sulla sinistra, capisco subito il perchè: quella di destra è occupata da mamme con passeggini, auto in sosta i cui occupanti chiacchierano con amici sul marciapiede.
E poi la guida, la guida degli albaniesi: simile a quella che abbiamo riscontrato nelle città del nord Africa: l’immisiione nelle rotonde è “a istinto” nessuno rispetta o conosce il codice della strada, tutto si muove in una sorta di caotico sincronismo che non conosce leggi nè regole.
Decido che questa sarà la mia prima ed unica esperienza di guida in una città albanese, da ora in vanti mi spsoterò solo in taxi.
Il centro storico di Shkoder è molto bello, la via princilape, pedonalizzata è la sede del “xhiro” quello che da noi è la passeggiata serale, bei palazzi e case dell’800, bei negozi.
Facciamo la spesa: una tonnellata di frutta e verdura ci costa tre euro.
Rientriamo in campeggio alle 22, a letto di corsa, domani ci aspetta una gita al lago di Koman

8    agosto Shkoder
La gornata di oggi è stata dedicata ad una visita imperdibile per chi visita questa zona: l’esursione al lago Koman.
Si prenota direttamente presso il campeggio un giorno prima, costo €40 a persona comprensivo di trasferimento in auto fino al terminal di Koman, trasbordo in una tipica barca da lago, navigazione fino alla guesthouse dove si pranzerà con piatti tipici albanesi.
Il ritrovo è alle ore 8,30 presso la reception del campeggio, ad attenderci l’auto 6 posti che dopo un tragitto di un’ora e mezza su strada di montagna piuttosto dissestata ma che offre scorci magnifici. Ci imbattiamo nella Albania più profonda, fatta di donne che trasportano sulla schiena enormi carichi di legna ed uomini in abiti tradizionali.
Lungo ci lascia al terminal di Koman.
Qui regna il classico “caos albanese” a me ormai così caro: auto, pulmini, veicoli privati si spingono, si sovrappongono, arrivano tutti insieme per pargheggiare in uno spazio palesemente sottodimensionato come capienza.
Gli autisti scendono, iniziano a parlare, gesticolare, contrattare finchè si trova un accordo e tutti possono transitare, parcheggiare e sbarcare i passeggeri.
La fase successiva è il trasferimento via barca, questa è la fase più bella perchè la navigazione dentro il lago Koman offre scorci di bellezza ineguagliata, il lago di Koman è artificiale, creato negli anni ’70 per alimentare una centrale idroelettrica.
Il riempimento di questo bacino ad opera del fiume Drin ha creato fiordi che richiamano i paesaggi della Scandinavia.
La navigazione continua fino a quando le barche non possono più transitare a causa dell’acqua troppo bassa, si continua quindi fino alla guesthouse con una camminata di circa 45 minuti tra le basse acque del fiume Drin fino alla guesthouse.
Durante il tragitto a piedi ci si imbatte in pozze di acque cristallina che invogliano a fare un bel gelido bagno ristoratore.
Il pranzo alla guesthouse è all’altezza delle aspettative: una minestra di legumi e cereali, un secondo a scelta tra pesce di lago o carne, contorno con patate al forno, formaggio.
Dopo il lauto pasto avanza il tempo per un bagno e un pò di riposo prima del rientro a ritroso. Rientrati in campeggio ci attendevano buone notizie: Tonale e Luigi avevano portato l’auto dal meccanico il quale ha sentenziato trattarsi del termostato del radiatore, tra tutti i mali certamente questo è il minore.
ceniamo insieme in tavolata in un contesto di generale allegria, domani mattina presto lasceremo il campeggio con direzione Tirana.

9    agosto Shkoder-Tirana 100km
I cento cholometri più lunghi della mia vita: per percorrerli ci abbiamo messo più di tre ore.
La statale che da Scutari conduce a Tirana ha un ottimo manto stradale ma è un inferno di traffico: tutti allegramente in colonna ad una velocità media di 30 km/orari, statale ad una corsia per ogni senso di marcia con striscia continua.
Allora, immaginatevi un unico infinito serpentone di auto che procede a 20/30 all’ora ed ogni tanto un’auto inizia a sorpassare a sinistra, per andare dove non si capisce perchè la colonna appunto è senza fine, infatti quando dalla corsia opposta sopraggiunge un veicolo il somaro cosa fa? cerca di inserisrsi nel serpentone,se trova un buco ci entra, se non lo trova si mette con il muso puntato per cercare di entrare,nel frattempo il traffico nella cosria opposta si ferma,tutti iniziano a suonare,insomma un delirio.
Talvolta invece accade che il somaro anzichè sorpassare a sinistra tenti di passare a destra correndo a fole velocità sullo sterrato tra la strada ed il marciapiede adiacente per quadagnare quei 30,40 metri che faranno di lui un uomo felice.
Mi sto rendendo conto che il traffico in Albania potrebbe essere il nemico principale del turista, e che se è vero ciò che dicono, e cioè che nei prossimi anni si potrebbe assistere ad un boom di afflusso turistico allora a mio avviso esiste il concreto periocolo di veder collassare la fragile rete stradale albanese.
A proposito di auto, per chi non lo avesse ancora capito gli albanesi hanno un vero eproprio culto per la macchina, ad ogni piè sospinto c’è un “lavazh” lavaggio auto, tutti rigorosamente a mano, tutti rigorosamente con Audi, Mercedes, BMW, berline la maggior parte, possibilmente di colore nero.
i proprietari di queste auto, albanesi emigranti in ferie, sembrano non avere altra occupazione che quella di pulirsi l’auto ed in alternativa stare seduti al bar (rigorosamente solo tra uomini) a chiacchierare.
Siamo al Camping Tirana, un bel campeggio semplice ma dignitoso e pulito campeggio tra le colline nei dintorni di Tirana, affacciato su un bel laghetto balneabile.
Il caldo è opprimente,35 gradi ma grazie al cielo è ventilato, tra poco prima visita a Tirana, la capitale.

10    agosto Tirana
Tirana non è certamente la più bella capitale dei balcani ma ha un certo fascino.
Difficile risulta visitarla in agosto, oggi c’erano 40 gradi, le cose da vedere sono molte, noi abbiamo iniziato da piazza Skanderbeg con i suoi palazzi in stile architettonico del realismo socialista, in particolare in piazza Skanderbeg mi ha colpito il monumentale mosaico intitlato “Gli albanesi” posto sulla facciata del museo storico.
All'interno del museo storico è interessante il padiglione sulla Resistenza albanese, una curiosità: è esposto il mitra con il quale Walter Audisio, comandante partigiano, eseguì la sentenza di condanna a morte di Benito Mussolini.
Da non perdere, per gli amanti del realismo socialista, le tele esposte alla Galleria Nazionale d’Arte Carino il mercato, Pazar i Ri, dove è possibile acquistare frutta e verdura.
Da piazza Skanderbeg ho percorso il Boulevard Deshmoret e Kombit, un tempo sede delle parate del potere con quelli che erano i palazzi, anch’essi costruiti secondo i dettami dell’architettura socialista, oggi palazzi del potere del nuovo governo.

11    agosto Berat
Lasciamo di buon’ora il Camping Tirana, un pò timorosi visto il traffico incontrato precedentemente, fortunatamente i nostri timori si rivelano infondati, la statale che conduce a Durazzo, Kavaje e poi a Berat si conferma in ottimo stato, posco trafficata e scorrevole.
Forse è presto fare una considerazione di questo genere ma inizio a chiedermi da dove nasca questo mito delle strade dissestate albanesi.
Arriviamo alle 13, tal Berat Caravan Camping, temperatura 36 gradi, la proprietaria ci accoglie con caffè shekerato con ghiaccio, per combattere il calore ci impossessiamo di una canna destinata all’innafiamento del giardino e ci mettiamo a giocare con l’acqua per rinfrescarci.
Ci posizioniamo in piazzola, piazzole ombreggiate da frasche in bambu, bagni molto puliti e di nuova concezione.
Pranziamo con insalata di pomodori e cetrioli, da queste parti i pomodori suono buonissimi, saporiti e succosi, l’ideale con queste temperature.
Adesso siamo tutti in relax all’ombra, chiacchierando e sognando Berat, partimonio dell’Unesco.

Ore 23,35, di ritorno da Berat.
Abbiamo iniziato visitando il Castello, veramente bella questa città fortificata, abbarbicata nella parte alta di Berat.
Tutte le costruzioni sono in pietra, con le sue mille chiese ortodosse, purtroppo chiuse, molte di esse sono all’interno di abitazioni private, all’ingresso di Kalaja una pseudo-guida ci propone un tour promettendo la possibilità di farci entrare all’interno delle case per poterle visitare, ci chiede 25 euro, ci sembra una cifra troppo alta,optiamo per muoverci in autonomia.
Il panorama che si gode dall’alto di questo quartiere è mirabile.
Scendiamo che è sera, le mille finestre della Berat ottomana sono illuminate, il colpo d’occhio è meraviglioso, a quest’ora la città è invasa di persone per il xhiro, non troviamo un ristorante che ci accetti, prendiamo le auto e ci fermiamo in una taverna lungo la strada, io e Rosi mangiamo un buon zaziki, insalata greca, verdure grigliate,formaggio greco; l’ingluenza della cucina greca si fa sentire, cibo ottimo, prezzi risibili.
Domani si parte per la tappa di mare: andremo a Livadh non prima di aver fatto il mitico passo Llogara:1043 mt slm, ci aggiorniamo.

12    agosto Berat-Livadh km 170
L’Albania non è per tutti.
Lo so, l’affermazione è un pò forte ma suffragata dai fatti che vi sto per raccontare. Partiamo presto dal Camping Berat con l’intenzione di arrivare altrettanto presto al camping
Livadh, i chilometri non sono molti, siamo convinti di arrivare nel primo pomeriggio, che illusi. Fino a Durres tutto bene, superstrada, bella, non trafficata, a Vlora inizia il calvario.
Entriamo in città, non esiste una tangenziale che bypassa la città, una volta entarti scatta la trappola infernale: seguiamo le indicazioni per “Saranda”, dovrebbe portarci fuori città ma la strada è chiusa per lavori, la deviazione consigliata ci dicono di non farla, non ci passeremmo mai con le roulotte, bisogna tornare indietro, tutto questo accade in condizione di traffico infernale:coda inenarrabile,caos di auto che si infilano da tutte le parti.
Eccolo qua il nostro secondo “cul de sac” di questa vacanza, con la differenza che stavolta ad esserci dentro siamo in tre treni,34 metri di roba.
Bisogna fare inversione in una situazione di traffico bloccato e strada stretta.
Ma siamo in Albania ed a tutto si trova un rimedio: le nostre mogli, con grande spirito di iniziativa, scendono dalle auto e coadiuvate da un gentile locale bloccano le auto, ci fanno fare retro, a poco a poco ci immettiamo nella giusta direzione.
In particolare il gentile signore ci guida con la sua auto fino all’arteria che ci dovrà portare verso la salvezza.
Ma quale salvezza, salutato il nostro angelo custode ci attendono due ore e mezza di coda ininterrotta a passo d’uomo, l’unica strada, obbligata per uscire da Valona, è quella del mare e tutti stanno andando in quella direzione.
Cosa ci sia di bello nel mare dei sobborgi di Vlora me lo dovrebbero spiegare questi signori, capisco i tanti migranti albanesi che rientrano nella loro città natale ma mi risulta difficile comprendere cosa un turista ci trovi di attraente in una spiaggia contornata da un serpentone infinito di auto che riversano tonnellate di smog nell’aria.
Finalmente riusciamo ad uscire da questo inferno ma da li a poco ci attende una nuova fatica:il mitico passo Llogara.
Sono 1084 mt slm, dovrebbe essere un gioco da ragazzi rispetto alle nostre alpi. Dovrebbe.
Il primo sospetto che le cose non saranno semplici ce lo dovrebbe far venire l’impressionante quantità di pubblicità scritta con bombolette spray sui muri: la parola “Karrotrec” seguita da un numero di telefonico.
Indovinate un pò cosa significa Karrotrec.
Inizia la salita, la temperatura è mostruosa:44 gradi, provate ad immaginare cosa accada ad un motore sottoposto ad una pendenza del 10% con una temperatura superiore ai 40 gradi.
Ben presto iniziamo ad incontrare auto ferme con il cofano alzato, altri che stanno aggiungendo acqua, karrotrec che fanno avanti ed indietro con auto caricate sul pianale.
Procediamo con cautela in questa salita infinita, finalmente arriviamo al valico senza incidenti, troviamo un ristorante con parcheggio per caravan, Iliri, il proprietario, ci accoglie rassicurante, specializzato in piatti di carne a base di agnello, capretto e pecora, non manca del buon formaggio tenero locale e verdure a volontà
Ripartiamo, ci aspetta la discesa, ed io proprio quella temo, molto di più che la salita.
I miei timori non si rivelano infondati: le piazzole per sostare sono poche, alla prima possibile sostano Luigi e Tonale, i freni di Geco stanno fumando, la temperatura dell’aria rallenta il raffreddamento dei tamburi, il tutto aggravato dalla pendenza notevole della strada.
C’è da augurarsi che la scottata che hanno preso non abbia rovinato i cuscinetti, verificheremo nei prossimi giorni.
Alla seguente piazzola mi fermo io, i cerchi sono arroventati, i tappi in plastica dei bulloni delle ruote stanno colando, il caldo opprimente rende difficile pensare ed agire con coerenza, credo di poter ritenere l’esperienza dl Passo Llogara la più estrema della mia vita di caravanning con la sola eccezione della notte a Capo Nord di alcuni anni fa in cui venimmo sorpresi da una tempesta artica.
Dopo mezz’ora riprendo la discesa, il panorama è mozzafiato, da questa altezza si vedono senza soluzione di continuità le varia spiaggie del sud.
La discesa dal Llogara durerà ancora a lungo fino ad arrivare, non prima di aver fatto una strettoia tra le case da togliere il respiro, al tanto atteso Camping Livadh.
In relatà i campeggi della spiaggia di Livadh sono invenzioni messe in piedi alla bell’e meglio in piccoli appezzamenti di terreno prospiciente il mare.
Il Livadh camping è il migliore per dotazioni ma non ci si faccia ingannare da questa affermazione, il campeggio è (ma lo sapevamo, avevamo ampiamente letto informazioni al riguardo) fatiscente e piccolo.
Il blocco bagni è costituito da una specie di container con due docce, due wc, due lavandini ed un lavabo per i piatti.
Sanitari vecchi e rotti, condizioni igieniche generali precarie.
Ombreggiatura scarsa, le tende, i camper e le roulotte sono ammassate una vicina all’altra in condizioni di spazio minimo.
Il gentilissimo proprietario ci conduce allo spazio che aveva riservato per noi, riusciamo a piazzarci non senza difficoltà, apriamo tendalini e installiamo un paio di teli ombreggianti aggiuntivi, creare ombra è fondamentale, aria ne gira poca.
Fortunatamente la sera la tempretaura cala sensibilmente, si potrà dormire bene.
Dopo cena io Toni e Luigi andiamo a visitare per curiosità il vicino campeggio, per vedere se c’è puù spazio per le nostre roulotte: il proprietario mi accoglie spiegandomi che il suo campeggio ha tutto: acqua calda, elettricità, doccia.
Vado a vedere: la latrina è costituita da un unico wc con asse rotta e abbandonata a terra, prese elettriche non ne vedo, ne ho abbastanza, saluto, ringrazio e me ne vado, il Camping Livadh a confronto è un campeggio di lusso.
Il prezzo del nostro campeggio è comunque contenuto, e non potrebbe essere altrimenti, 10 euro a notte.
Alcune mie personali considerazioni: l’Albania per le caravan si interrompe a Berat, più a sud non conviene proseguire non hanno le strade adatte e neppure le strutture campeggistiche adatte.
Lo stesso vale per i camper.
Dal passo Llogara in poi e cioè per tutte le spiaggie del sud gli unici mezzi a mio modesto adatti sono le tende, le Maggioline, i piccoli camper puri, certo, si può fare anche con roulotte e manzardati, noi ne siamo la prova evidente ma a che prezzo? la fatica della guida in strade tanto strette e trafficate è notevolissima, il calore rende tutto più complesso, l’indisciplina dei guidatori albanesi fa il resto.
Sicuramente sconsiglio nel modo più assoluto questi luoghi ad un caravanista alle prime armi, ci vogliono grande sperienza e nervi saldi per affrontare le difficoltà. sopra descritte.
Probabilmente tra qualche anno queste mie considerazioni saranno superate: è in costruzione una strada che da Valona bypassa il Llogara, da quel giorno tutti i trasferimenti saranno velocizzati ma fino ad allora il caravanista faccia bene le sue considerazioni prima di decidere per l’Albania del sud.

13    agosto Livadh Beach
La giornata di oggi è stata dedicata al relax più completo, ore di tranquillità trascorse nella bellissima spiaggia di Livadh, spiaggia di ciottoli, il colore cristallino dell’acqua è paragonabile ad alcune spiaggie dell’Elba o della Sardegna, qua siamo un gradino sopra al mare della Croazia, le spiaggie Albanesi sono più belle, l’acqua è pulita, i prezzi un quinto rispetto a quelli croati o italiani.
A differenza di alcune spiagge del sud dell’Albania Livadh è molto tranquilla, non ci sono confusionarie moto d’acqua, niente locali con musica assordante.
Nel tardo pomeriggio viene a trovarmi Gencian, un mio collega di lavoro albanese, si trova con la famiglia a Himare per le ferie, a due chilometri da qua.
Gli spiego delle difficoltà incontrate da Valona a qua, mi indica un itinerio alternativo per il rientro, forse cambieremo programma di viaggio, ma è presto parlarne, per ora godiamoci questo magnifico luogo e la luna piena che questa notte illumina il mare e la spieggia di Livadh, Albania del sud.


14-16 agosto Livadh Beach
Queste giornate sono dedicate al riposo più assoluto, dopo i continui spostamenti dei primi giorni della vacanza avevamo tutti molto bisogno di assoluto riposo, trascorriamo le giornate in modo conviviale tra pranzi, cene, bagni al mare e chiacchierate sotto ai tendalini.
Il mare di Livadh è bellissimo, da solo vale la pena per un viaggio in Albania.
In questo campeggio ci troviamo benone, superato il primo momento di perplessità per le dotazioni spartane ed abituatici a questo standard non elevato devo dire che il personale ed il titolare fanno di tutto per rendere piacevole il nostro soggiorno.
Livadh è un posto tranquillo: poche case, qualche ristorante, quattro campeggi, non c’è vita notturna, alla sera c’è un bel silenzio, qualche coppietta nei barettini sulla spiaggia, niente musica a palla,niente discoteche,una pacchia.

17    agosto Gjipe Beach
La giornata di oggi è stata dedicata alla visita della spiaggia di Gjipe, si trova ad una manciata di chilometri da Livadh, usciti dalla SH8 si percorre una single-track asfaltata lunga 3km poi si parcheggia, proseguono solo i fuoristrada preparati, la strada diventa paurosamente sconnessa alla portatta di pochissimi.
Per chi prosegue il cammino apiedi in poco più di una ventina di minuti si arriva alla baia: spiaggia di sassi, colore dell’acqua cristallino, la baia di Gjipe è formata da un canyon nel quale un tempo scorreva un fiume.
Ci dicono che fino a due anni fa era completamente selvaggia, oggi c’è un piccolo campeggio solo per tende e tre bar-ristoranti in legno.
I risultati si vedono: è arrivata la civiltà e fanno fatica a smaltire i rifiuti, ha un bel dire il campeggio che si chiama “Eco-non so cosa” ma ci sono cumuli di bottigli di plastica abbandonata sia sulla strada di accesso alla baia che nei pressi del campeggio stesso, ecco il classico paradosso albanese: luoghi da sogno, da cartolina ma bisogna chiudere un occhio, il problema dell’immondizia è lungi dall’essere risolto.
Si tratta comunque di una delle più belle spiaggie ioniche della Terra delle Aquile, assolutamente da non perdere se si passa da queste parti.

18    agosto Porto Palermo
Porto Palermo è un’altra delle mete imprescindibili per chi visita l’Albania del sud. Situato ad una quindicina di chilometri da Livadh, Porto Palermo deve il suo nome ad un contingente di soldati italiani che così lo chiamarono negli anni dell’occupazione fascista dell’Albania.
E’ una piccola baia con una spiaggetta e tre file di ombrelloni, l’acqua è una piscina da tanto che è trasparente, consiglio di arrivare presto in questo luogo incantato così da poter affittare un ombrellone (meno di 6 euro per tutta la giornata) e godersi la tranquillità prima dell’arrivo della massa che comunque sarà relativo in quanto la piccola spiaggia non può ospitare grandi folle.
Dall’alto del promontorio si erge il Castello di Porto Palermo, eretto nel 17° secolo ad opera degli ottomani che, si dice, uccisero gli iarchitetti francesi al termine della sua costruzione in modo che non venissero svelati i segreti di alcuni passaggi ed ubicazioni dei forzieri.
Il castello è visitabile ma fa caldo, preferiamo rimanere vicino al mare a riposare.
A pranzo mangiamo una buona insalata ed un piatto di pesce ad un buon prezzo nel vicino e fresco ristorante, dalla baia è visibile poco distante il tunnel per sommergibili costruito negli anni ’50 ed utilizzato per nascondere i sommergibili sovietici.
Ora è in disuso ma comunque considerato zona militare, non visitabile.
Rientriamo a Livadh nel tardo pomeriggio, smontiamo il campo, domani mattina prima dell’alba ci muoveremo verso Girokaster.

19    agosto Livadh-Argirocastro km109
lasciamo di buon’ora il camping Livadh la strada da percorrere non è molta ma ormai sappiamo come funziona con le strade albanesi: i tempi di prcorrenza sono biblici.
Alle 7 siamo già in strada e superiamo senza patemi i primi paesini sulla statale, in orario di punta la faccenda sarebbe stata dertamente differente.
La SH8 si snoda sinuosa tra continui saliscendi a strapiombo su un mare di una bellezza inconsueta, sicuramente è una tra le più belle strade panoramiche che io abbia mai percorso.
La velocità di crociera è ridotta, la media è di 30km orari ecco perchè ci vorranno 4 ore di marcia per raggiungere il Camping Girokaster, non prima di aver svalicato una montagna non alta, diciamo un piccolo Llogara.
Il Camping Girokaster è nuovo, con ombra artificiale, servizi igienici nuovi e pulitissimi.
Il caldo è opprimente, pranziamo e ci rilassiamo un pò all’ombra prima di buttarci alla scoperta di Argirocastro.
Eccoci di ritorno dal “Paese con i tetti d’argento”.
Così viene chiamato Girokaster a causa della particolare pietra con cui sono costruiti i tetti della città vecchia, quando piove sembrano argentati.
Due sono le città, ben distinte, quella nuova, senza attrattive, classica cittadina moderna con tutti i servizi, e quella nuova, abbarbicata in cima alla collina, Città Museo ai tempi del passato regime e sito UNESCO dal 2005.
Fama meritata quella di Girokaster, con le sue case ottomane in pietra, dalle ampie finestrature, ricorda Berat per certi aspetti.
Abbiamo iniziato la visita dal castello, la parte più alta dalla cui sommità la vista spazia su tutta la valle.
E’ molto bello passeggiare tra le vecchie strade del centro storico trasformate in bazar, ad onor del vero il cosiddetto bazar è una classica “trappola per turisti”, di veramente particolare c’è poco: tappeti, tovaglie ricamate a mano, qualche cimelio militare; tutto il resto è molto omologato ed uguale in ogni negozio, calamite, piattini, accendini, insomma paccottaglia.
Nulla però toglie fascino a questo magnifico centro storico.
La vicinanza della Grecia qua si sente, e tanto, abbiamo mangiato in un ristorantino tradizionale a base di specialità greche rivisitate secondo lo stile locale, mussaka, peperoni stufati con riso e verdure, melanzane stufate, abbiamo speso 13 euro in due.
Scesi in strada ci siamo deliziati ascoltando un gruppo musicale tradizionale composto da due fisarmoniche, uno strumento a fiato simile alla bombarda, un tamburello.
Rientrati in campeggio ci riuniamo con gli equipaggi-fratelli Tonale e jeco, stanno grigliando, seguirà la solita rakja della buonanotte, domani sveglia presto, visita a due perle: “l’occhio blu” e Butrinto.

20    agosto Butrinto-Xamil-Occhio Blu 130km
Eccoci di ritorno da questo lungo giro che chiude la nostra esperienza con il sud albanese. Butrinto è il sito archeologico più importante dei Balcani, antica colonia della Magna Grecia, la leggenda narra sia stato fondato dai fuggiaschi troiani dopo il sacco della città.
Il percorso si snoda tutto in un grande parco di pini ed eucalipti, andrebbe visitato, come tutti i siti archeologici, di prima mattina.
Cosa che noi ci siamo ben guardati di fare trovandoci in biglietteria attorno alle 10,30 in coda sotto un sole impietoso insieme a centinaia di turisti, molti dei quali formati da gruppi delle navi da crociera che attraccano a Saranda.
In ogni caso Butrinto, patrimonio UNESCO, è da vedere assolutamente.
A seguire andiamo a visitare la meta più controversa del sud della Terra delle Aquile: Xamil.In teoria la spiaggia di Xamil sarebbe da non perdere a causa del colore caraibico delle sue acque e della presenza del piccolo arcipelago di isolette raggiungibile a nuoto.
Ma forse agosto non è il mese migliore per visitare questa zona: arriviamo in città e subito mi rendo conto della grandezza e della finzione di questa città, caotica come solo una famosa cittadina di mare sa essere.
Lascio quindi che gli equipaggi-fratelli vadano a godersi il mare e la spiaggia, io nel frattempo posteggio alla bell’e meglio la macchina fuori dall’indescrivibile caos dei parcheggi della spiaggia e mi siedo all’ombra dei pini sulla panca di un bar ancora chiuso.
Nelle due ore che seguiranno riuscirò a farmi uan idea abbastanza precisa di quello che è la famosa Xamil: passa più volte una Mercedes con targa sconosciuta sgommando alla ricerca di un parcheggio o di visibilità, sfreccia ad una velocità tale tra le strette vie ingombre di auto che una manovra così in Italia gli sarebbe costata cara.
Transitano direttie in spiaggia auto di grossa cilindrata con targhe bulgare, ucraine, kosovare, russe. Ad un certo punto mi passa a fianco un signore napoletano obeso, con tre figli piccoli sulla buona strada dell’obesità, questo signore, che parla in accento strettissimo ed incomprensibile porta al collo una catena d’oro molto, molto vistosa con appeso un medaglione anch’esso d’oro di una decina di centimetri di diametro.
Ne ho abbastanza, Xamil ed io siamo su piani completamente differenti, mi bevo un pò d’acqua, gli amici stanno già arrivando.
Mi racconteranno che la spiaggia, meravigliosa con la sua vista sull’arcipelago di isolette, ha una densità di persone tale da non consentire di camminare per arrivare alla riva.
Capisco di non essermi perso nulla, felice di ripartire accendo il motore della macchina, si parte verso l’ultima meta della giornata: l’Occhio Blu.
Si tratta di una sorgente che sgorga impetuosa dal sottosuolo con una tale portata d’acqua da creare immediatamente un grosso torrente.
L’acqua sorgiva ha un colore blu cobalto, ecco l’origine del suo nome, temperatura tra gli 8 ed i 10 gradi, tutti ci tuffiamo per rinfrescarci tra le sue acque.
E’ talmente profonda questa sorgente che non se ne conosce l’origine, si sa per certo che proviene dalle montagne circostanti, un sommozzatore italiano è riuscito a calarsi fino ad una profondità di 50 metri ma non ha potuto proseguire a causa della enorme spinta verso l’alto dell’acqua che rendeva impossibile continuare la discesa.
Rientriamo soddisfatti al Camping Girokaster, domani la fratellanza si dovrà separare: gli equipaggi- fratelli Tonale-Geco inizieranno la manovra di rientro passando dalla Grecia per poi risalire verso Skopje, Bosnia, Serbia, Croazia, Slovenia ed infine Italia; noi abbiamo ancora alcuni giorni da spendere, ci sposteremo quindi verso nord dell’Albania, precisamente ad Apollonia.

21    agosto Girokaster-Berat km 160
Questa mattina di buon’ora la mitica carovana albanese si è separata: gli equipaggi-fratelli Coletta- Tonale hanno iniziato la manovra di rientro via Grecia mentre io e Rosi siamo ripartiti in direzione Apollonia, il famoso sito archeologico.
La statale SH4 che collega Argirocastro a Fier è meravigliosamente bella: ampia, con buon manto stradale, scorrevole e poco trafficata, nella sua prima parte si snoda sinuosa tra montagne aride e pietrose di rara bellezza.
Attraversiamo senza intoppi Tepelene, paese agricolo-pastorale con un bel castello, peccato non potersi fermare, poco spazio a disposizione per il nostro treno di 12 metri.
Da queste parti il tempo sembra essersi fremato: pastori conducono greggi di capre e pecore al pascolo tra monti silenti ed assolati, ogni tanto si incrocia un raro camion, qualche auto, nessun turista, saranno tutti lungo la costa, peccato, queste zone offrono una visione nuova e più vera della Terra delle Aquile.
Dopo Bejar la stada di montagna (mai impegnativa e percorribile anche con trattrici non esuberanti) scende a fondo valle e qui il paesaggio diviene prevalentemente agricolo. Colpisce subito l’arretratezza di questi contadini che lavorano la terra senza mezzi meccanici,
pochissimi i trattori, di marca cinese anni 70, risalenti all’alleanza cino-albanese tra Mao e Hoxa, qualche raro trattorino di dimensione dei nostri rasaerba a ruote anch’esso vetusto che traina rimorchietti contenenti frutta e verdura molto bella: angurie, meloni, pesche, pomodori.
Il resto del lavoro si fa con gli animali: ovunque asini che trainano carri, uomini che tagliano il fieno con la falce e che zappano la terra a mano, insomma si viene catapultati indietro nel tempo di 70 anni.
Arriviamo a Fier, dovrebbe esserci la devizione per Apollonia, il navigatore ci dice di attraversare la città, di inchiumi cittadini ne abbiamo abbastanza, chiediamo informazioni e ci confermano che se ci immettiamo in autostrada si bypassa Fier e si arriva ad Apollonia, sarà anche così ma l’autostrada è ancora in costruzione e non ha cartelli segnalatori,solo uscite che vanno non si sa dove, decidiamo di non uscire a caso ma di proseguire verso Berat, in un primo momento abbiamo un certo disappunto:il Caravan Camping Berat dista 50km e saremo costretti a ripercorrere a ritroso la strada.
Arrivati al campeggio la proprietaria ci riconosce immediatamente, ci saluta calorosamente e ci chiede informazioni degli equipaggi-fratelli.
Fa caldo, non mi sento affatto bene, faccio giusto in tempo a verificare i cuscinetti della caravan provati dalla discesa del Llogarà di 10 giorni or sono, tutto a posto, meno male, nessun sintomo di “cioccamento” delle ruote o di rumori di rotazione.
Dicevo, faccio giusto in tempo a compiere questa operazione ed a piazzarmi che mi accorgo di avere la febbre, la provo, il responso non lascia dubbi:38,5.
Come se non bastasse Rosi ha mal di gola e forte raffreddore.
Urge riposo assoluto, le strapazzate delle settimane precdenti si fanno evidentemente sentire, il corpo ci sta chiedendo uno stop.
Meno male, siamo nel posto giusto, il Caravan Camping Berat è pulito, molto ben ombreggiato, con servizi igienici d’avanguardia.
Oggi decidiamo di non fare assolutamente nulla, ci riposiamo all’ombra sulle nostre sdraio, domani saremo certamente guariti.
Il campeggio è estremamente silenzioso, al nostro arrivo veniamo salutati dagli equipaggi presenti, tedeschi, svizzeri ed olandesi.
Un tedesco caravanista in particolare, appena mi accingo a mettere sul cric la caravan per la verifica dei cuscinetti mi chiede se ho bisogno di aiuto, ringrazio e spiego dell’impegno meccanico che il passo Llogara richiede ai nostri rimorchi, me la cavo da solo, ma fa piacere sentire la presenza di qualcuno nel momento del bisogno.
Una ultima considerazione: è proprio vero che non sempre un avvenimento classificato negativo lo sia veramente: provate a pensare se non avessimo smarrito la strada per Apollonia: a quest’ora invece che in questo bel campeggio sarei all’inerno del sito archeologico, febbricitante e con un caldo impietoso.

Considerazioni sul nostro gruppo
Ora che non siamo più in carovana con gli equipaggi-fratelli sento una grande trasporto verso di loro, mi mancano, è arrivato il momento dei bilanci:devo dire che abituato negli anni scorsi a fare lunghi ed impegnativi viaggi da solo mi chiedevo come sarebbe stato condividere tutto con altre persone,ebbene il bilancio è assolutamente positivo,abbiamo sempre interagito sapientemente senza pretendere o chiedere nulla agli altri: eravamo tutti liberi di muoverci come meglio preferivamo senza sentirci obbligati a fare tutto insieme, devo dire che questa è stata la formula vincente,non abbiamo mai registrato un solo momento di tensione tra di noi.
Toni si è dimostrato un formidabile capogita: sempre in testa alla carovana ci guidava sapientemente, devo dire poi che avere in gruppo un tecnico ed elettricista come lui ci faceva stare molto tranquilli.
Anche la famiglia Coletta devo ringraziare, sempre pronti ad aiutare, sempre a disposizione con battute o chiacchiere negli inevitabili momenti di stanchezza o di sconforto, immancabili in un viaggio come questo.
Insomma il gruppo “Shqiperia in Caravan” si è dimostrato coeso, forte e si è cementata una amicizia che già da anni esisteva.

22    Agosto Berat
Come previsto, mi alzo al mattino sfebbrato e rimesso a nuovo, Rosi ha ancora il raffreddore ma nulla di grave.
In mattinata visitiamo il vicino borgo di Ure-Vajgurore, non ci sono turisti perchè Ure non un paese turistico, ci immergiamo nella piacevole atmosfera di un luogo frequentato solo da abitanti del luogo, ci sentiamo immersi in una realtà vera senza cose particolari da vedere o visitare ma circondati da persone che svolgono le loro normali attività.
Fotografiamo un paio di palazzi dell’era comunista mirabilmente graffitati, guardiamo un gruppo di pensionati che giocano a domino, ci beviamo un caffè in un bar del centro.
lasciamo Ure-Vajgurore per ritornare, a distanza di 11 giorni, alla Cttà dalle Mille Finestre, Berat. Questa volta abbiamo più tempo a disposizione e visitiamo con calma i i due quartieri di Golem e Gorica che hanno valso a Berat lo status di patrimonio UNESCO.
Alle 16 appuntamento in centro con il mio collega di lavoro albanese adesso in ferie nella sua città natale, ci porta in montagna a 30 chilometri da Berat, dalle parti di Bogove in un ristorante di cui mai avremmo saputo l’esistenza, qua infatti ci vengono rigorosamente solo locals.
Tipica struttura di montagna in legno e pietra, immerso tra alberi di alloro questo ristorante è specializzato in cucina locale, ci affidiamo a Gencian ed alla moglie, non chiediamo nemmeno cosa ci verrà servito, la fiducia è totale, sappiamo solo che si mangerà carne, io sono preparato, è da inizio vacanza che aspetto questo momento
E non verrà tradita la nostra fiducia: ci viene servito un burek spaventosamente buono, a detta di Gnecian il migliore che abbia mai mangiato in vita sua, effettivamente è ricchissimo di ripieno contrariamente ai burek che si vendono in giro che sono tutta pasta sfoglia e poca “ciccia”, ci fanno vedere come viene cotto: alla brace in speciali padelle con coperchio e fondo di ferro spessi diversi centimetri, pesantissime da movimentare.
Seguono i cucurek, spiedini fatti con interiora di capra, come se non bastasse arriva uno spiedo di carne di capra.
Da bere niente alcolici, yogurt liquido di capra, contorno insalata greca, verdure grigliate, formaggi di capra.
Cibo di una bontà spaventosa, io che non mangio carne non potevo scegliere una occasione migliore per interrompere la mia dieta vegana.
Durante il pasto abbiamo modo di chiacchierare sulla situazione albanese, dai loro racconti traspare la sofferenza di vivere in un paese meravigliosamente bello ma che non funziona: stipendi medi attorno ai 350 euro mensili, per tutti i servizi, anche quelli garantiti dallo stato si è costretti a pagare perchè la corruzione regna sovrana: ai medici (seppur teoricamente gratuiti)si è obbligati a dare la mazzetta altrimenti non si viene curati, in ospedale,anch’esso in teoria gratuito, se non si paga il chirurgo non si viene operati.
E via continuando in racconti raccapriccianti: il tal hotel 5 stelle di Berat appartiene al cugino del primo ministro, la talaltra università appartiene ad un parente di un politico, la cava da cui si estrae marmo sventrando una montagna ubicata in un parco nazionale appartiene ad un politico.
Insomma per farla breve: risulta che in Albania i politici (governo e opposizione non fanno differenza) sono coloro che hanno in mano tutte le attività commerciali ed industriali redditizie.
Tutti gli altri o sono immanicati con i politici e quindi occupati in attività corruttive oppure vivono con i famosi 350 euro al mese.
Una situazione disatrosa, tutti vogliono emigrare, non è un caso che la metà dellla popolazione albanese viva e lavori all’estero.
Rientriamo in serata a Berat, ci salutiamo con dispiacere, noi domani lasceremo la Città dalle MIlle Finestre ed i nostri due amici albanesi, la nostra prossima meta? Kavaje, camping Pa Emer.

23    agosto Berat-Kavaje 67km
Oggi tappa facile, in un paio d’ore arriviamo attraverso strade a scorrimento veloce in ottimo stato e senza traffico al Camping Pa Emer, a Kavaje.
Il campeggio è molto bello, terrazzato, troviamo facilmente posto fronte mare, le piazzole non sono grandi, non consentono l’apertura dei tendalini ma fortunatamente ne troviamo una con ombreggiatura costituita da cannecciato di bambu.
E’ un campeggio particolare il Pa Emer, o te ne innamori o scappi via il giorno dopo: è completamente privo di illuminazione notturna tranne che nei blocchi bagni, bagni comunque non vicini e raggiungibili dopo una salita, dopo il tramonto ci si sposta obbligatoriamnete con la lampada frontale, come nei campeggi di un tempo.
Acqua non potabile, salmastra, lavapiatti insufficienti, acqua calda solo fino a quando il boiler da 100 litri è in grado di erogarne,per lavare i piatti non se ne parla nemmeno di avere acqua calda, uso quella prodotta dal Truma Therme solo che così facendo si consuma acqua e la fontana è nei blocchi bagni,cioè distante.
Bisogna vivere il Pa Emer con lo spirito di una sosta libera: acqua al risparmio, luce pubblica mancante, la differenza è che si è in campeggio quindi in sicurezza.
Wifi distante, telefono senza campo.
Qualcuno si chiederà che cosa possa piacere di un siffatto campeggio, è presto detto: il suo essere così selvaggio lo classifica sicuramente come un camping inusuale, distante anni luce dai campeggi-villaggi che oggi imperversano ovunque.
In un’isola artificiale raggiungibile da una passerella c’è un bar-ristorantino ed il wifi.
Per chi soggiorna in una piazzola fronte mare lo sciabordio del’acqua lo accompagna giorno e notte, e questa motivazione da sola vale un soggiorno al Camping Pa Emer, Kavaje, Shqiperia.

24-25 agosto Camping Pa Emer
Questi due giorni sono stati dedicati al relax più totale, la piazzola a pochi metri dal mare ci consente di non allontanarci dalla caravan e di raggiungere la spiaggia in pochi secondi, una comodità pazzesca.
Giorno e notte lo sciabordio del mare ci accompagna, sarà traumatico riabituarci al caos di Milano.

26    agosto: Kruja 107km
Oggi abbiamo fatto l’ultima escursione di questo viaggio albanese: siamo andati a Kruja, la città di Skanderbeg.
Situata tra le colline oltre Durazzo in direzione nord l’antico apese di Kruja offre alcune chicche da non perdere: in primis l’antico bazar ottomano, l’unico sopravvissuto in Albania dal XIX secolo.
La qualità degli oggetti in vendita nelle antiche botteghe è molto elevata, poca la paccottiglia mentre la fanno da padrone oggetti antichi o vintage: si passa dagli antichi abiti tradizionali, agli oggetti di uso quotidiano dell’800, mobili antichi sempre di quell’epoca a riviste, divise militari, armi risalenti al periodo socialista dell’Albania.
Mi cade l’occhio su un significativo pezzo di storia: una baionetta per AK47 marcata “1959 CCCP”, certamente questa baionetta sovietica si trova in Albania dai tempi dell’alleanza russo- albanese degli anni 50 sto per chiederne il prezzo poi mi viene in mente che se in Bosnia non mi volevano far passare il confine per una carta verde non originale non oso pensare cosa mi accadrebbe se mi trovassero in roulotte un’arma da guerra.
Non chiedo nemmeno il prezzo e tiro dritto, non senza una punta di rammarico.
Percorriamo il ciottolato che porta fino al castello di Skanderbeg, l’eroe nazionale Albanese che si oppose pervicacemente alla conquista della sua terra da parte degli ottomani.
Sconfitto dopo furibonde battaglie, si dice che è anche grazie al suo eroismo che i Turchi non dilagarono in Europa.
Dopo la sua morte iniziò la diaspora albanese di coloro che rifiutavano l’islamizzazione forzata: ecco l’origine dei paesi Arbereshe nel sud Italia.
Visiatiamo il castello recentemente ricostruito al cui interno è ospitato un bellissimo ed imperdibile museo etnografico: in questa antica casa del 700 è stata ricostruita la vita di una famiglia agiata dell’epoca con manufatti originali in legno, rame, terracotta.
Rientriamo nel tardo pomeriggio al campeggio Pa Emer.
Domani sarà l’ultimo giorno in Albania, lo dedicheremo al riposo più assoluto poi ci spetterà una lunga attraversata balcanica di ritorno a casa: questa volta abbiamo optato per il percorso costiero dalmata: ingresso in Montenegro ad Hani i Hotit come all’andata ma poi ci fionderemo immediatamente verso la costa, verso Kotor nella speranza di evitare le forche caudine del confine bosniaco, visto il casino che ci hanno piantato al viaggio di andata.
Quidi Kotor, ingersso in Croazia, poi ci sarà il breve e speriamo privo di formalità controllo doganale bosniaco per quel ridicolo istmo di 10 chilometri per poi ritornare alla sicura Croazia e poi via tutti filati fino alla Slovenia e Italia.
Dove dormiremo non lo sappiamo, partiremo con i serbatoi a posto, pronti a tutto. Ci aggiornaimo fratelli.
27    agosto Kavaje
Giorata dedicata al riposo totale, domani ci aspetta la Lunga Attraversata Balcanica

28    agosto 28 agosto Kavaje-Croazia area sosta autostrada A1 tra le montagne sopra Opuzen, km 500
Stamane alle 7 eravamo già fuori dal campeggio Pa Emer, scelta azzeccata che ci ha fatto inanelllare una serie di transiti alle ore giuste in paesi, situazioni che altrimenti sarebbero stati da delirio.
Il confine con il Montenegro viene superato senza problemi, da Podgorica ci fiondiamo giù verso il mare, raggiungiamo la temuta zona di Kotor verso ora di pranzo, grande fortuna, sono tutti a tavola, raggiungiamo senza traffico l’imbarco del traghetto a Lepetane, in una manciata di minuti siamo a Kamenari sull’altra sponda del golfo di Cattaro, via si prosegue e con pochissima coda si entra in Croazia, siamo in Europa e si vede: già in Montenegro non si vedevano più mucchi di mondizia abbandonata, gli automobilisti guidano con maggiore civiltà, insomma iniziamo a sentirci a casa. Superiamo Dubrovnik, la bella, ci immettiamo in Autostrafa A1, e’ ora di cena, ci fermiamo in una area sosta tra le montagne, semideserta, il tempo di farci una doccia, una cenetta e poi a nanna, domani ci attende una seconda parte di viaggio altrettanto impegnativa.

29    agosto Opuzen-Milano km934
Un unico immenso nastro di asfalto ci conduce dai Balcani all’Italia, arriviamo a casa a sera inoltrata dopo 14 ore di guida, uomini e mezzi messi a dura prova, siamo stanchi e provati da questa tappa così lunga fatta sotto un sole impietoso ma ci rimangono tanti ricordi e sensazioni, Albania, terra da sogno.


Un bilancio e qualche considerazione finale:
L’Albania ha grossissime potenzialità e presenta al contempo diverse criticità.
La principale problematica a mio avviso risiede nella rete stradale costiera assolutamente sottodimensionata ad accogliere il flusso veicolare di agosto in aumento anno dopo anno;in particolare segnalo che manca sistematicamente un sistema stradale di by-pass e tangenziali che eviti di passare per i centri dei paesi e delle città, questo causa sistematicamente code talvolta importanti ogni qualvolta ci si imbatta in un centro abitato;da sfatare invece la leggenda riguardante le strade sconnesse:noi abbiamo trovato quasi sempre manto stradale in condizioni accettabili.
La seconda enorme criticità è riferita alla guida folle ed irresponsabile degli albanesi: guidare sulle loro strade è sempre un costante pericolo, l’indisciplina regna sovrana, in Albania si sorpassa in curve cieche tanto per darvi l’idea di come si intenda la sicurezza stradale da queste parti; più di una volta mi è capitato di dover inchiodare per far rientrare un automobilista che stava sorpassandomi nonostande sopraggiungessero veicoli dalla corsia opposta.
All’inizio di questo viaggio mi chiedevo perchè gli operatori assicurativi italiani non inserissero nella carta verde l’Albania, adesso una risposta me la sono data.
La terza criticità risiede nella più elementare mancanza di educazione civica che fa si che da alcune vetture in transito si gettino le bottiglie di plastica (non scherzo, ne ho visti parecchi di questi fenomeni) e della carente gestione dei rifiuti da parte delle autorità preposte.
A questo proposito due aneddoti: in una strada statale, ingombra ai lati della carreggiata di bottiglie di plastica e di rifiuti vari abbiamo visto degli operatori comunali ignorarli completamente e tagliare erba quasi inesistente vista la stagione secca, letteralmente tagliavano un ciuffo ogni due-tre metri in una marea di plastica abbandonata.
Il secondo aneddoto riguarda quanto un mio amico albanese mi ha detto riguardo al fatto che i suoi conterranei buttano i rifiuti dalle auto in corsa: “lo fanno per sfregio, per dimostrare che non gliene frega nulla e che possono fare quello che vogliono”.
Una ulteriore criticità riguarda le strutture ricettive (campeggi) lungo la costa: gli standard sono insufficianti, contrariamente i campeggi del nord e dell’interno hanno standard alti o medio-alti, non si capisce perchè lungo la costa non sia possibile costruire dei campeggi decenti, sembra incredibile ma è così.
Con quale mezzo conviene visitare la Terra delle Aquile?
Secondo me il mezzo più adatto è la Maggiolina montata su fuoristrada, questa combinazione consente di districarsi al meglio nel traffico e permette di visitare e sostare in spiaggette raggiungibili solo con 4x4, i campeggi della costa non hanno piazzole delimitatee gli spazi sono molto ristretti, la soluzione Maggiolina è sicuramente la più adatta anche per i campeggi, in virtù del fatto che i ristoranti hanno prezzi risibili la mancanza di una cucina vera come nei VR diventa un fattore decisamente trascurabile.
A seguire il mezzo più idoneo è il camper puro, possibilmente a trazione integrale, meno adatti i classici mansardati o le caravan proprio a causa delle strade strette e dei risicati spazi nei campeggi; poi siccome è vero tutto ed il contraio di tutto segnalo di aver visto a Livadh (dove abbiamo faticato noi ad arrivare ed a sostare) una Hobby danese biasse di 10 metri e nel campeggio di Berat un Concorde grande come un pullman.
Per chi desiderasse comunque avventurarsi in Albania con la caravan la cosa è certamente fattibile, lo abbiamo fatto noi in carovana di tre equipaggi di cui due con roulotte dalle misure importanti sconsiglio però a tutti il Passo Llogarà,non ci si faccia ingannare dalla risibile altezza (1084 mt slm) ma dalla difficoltà di fermarsi per far raffreddare adeguatamente i freni della caravan a causa della mancanza di piazzole di sosta,il tutto aggravato dalle temperature elevatissime del mese di agosto:noi siamo scesi con temperature che superavano i 40 gradi,abbiamo rischiato di bruciare i frenid ella ruolotte.
Per evitare il passo Llogara e visitare l’imperdibile mare del sud alabanese non resta che fare il giro interno Fieri-Argirocastro-Ksamil sia all’andata che al ritorno.
Ovviamente oltre alle criticità citate ci sono dei grossi punti di forza in Albania altrimenti non avrebbe senso venirci:il primo è la bellezza di questo paese, la bellezza del suo mare (da Valona in giù e cioè da quando l’Adriatico diventa Ionio) il mare dell’Albania è molto ma molto più bello di quello croato e può competere tranquillamente con quello della Sardegna,la bellezza dei suoi magnifici paesaggi montani dell’interno,per la bellezza dei suoi paesi patrimonio UNESCO,la bellezza suoi siti archeologici e per la sua meravigliosa gente.
La maggior parte degli albanesi sono delle persone squisite, amichevoli, comunicative e si fanno in quattro per dare una mano in caso di necessità.
Dal punto di vista della sicurezza non abbiamo mai avuto percezione di disagio.
Un altro incredibile punto di forza di questo paese è dato dai suoi prezzi contenuti:in Shqiperia si fanno veramente le ferie con quattro soldi, come prezzi sembra di essere nella Jugoslavia degli anni ’80.
L’Albania è una meta che mi sento di consigliare a chiunque purchè si tengano in considerazione le criticità sopra descritte e non si arrivi in questa meravigliosa terra cercando di trovare l’organizzazione e gli standard di altri paesi, si rimarrebbe certamente delusi.

Chilometri percorsi: 3.946 Ore totali di guida: 88,5

Scarica il viaggio in Albania di Kozan: Albania!.pdf

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