Borso del Grappa (TV)

Le adesioni sono disponibili dal giorno: 03 Luglio 2020 - 20:00 al

USCITA

Borso del Grappa (TV)

Dal 24-07-2020 al 26-07-2020
montegrappa d'estate

A seguito dell'emergenza sanitaria Covid-19 che ha coinvolto il nosro Paese, chiediamo a tutti i partecipanti di coniugare le uscite in compagnia con il rigido rispetto delle procedure consigliate:
1) divieto di assembramento
2) mantenimento della distanza interpersonale
3) uso della mascherina nei luoghi chiusi


Borso del Grappa – (TV)

Campeggio: Camping Santa Felicita
Indirizzo: Via Cenghia, 80
31030 Borso del Grappa TV
Telefono: 0423 561150

Sito web: https://camping.anticaabbazia.com/it/
e-mail: info@anticaabbazia.com

Coordinate GPS: N 45°48'35.4" E 11°45'43.2"

Tariffe
€ 6 a piazzola, comprende elettricità, docce, Wi-Fi, camper service
€ 8,00 a persona
Bambini fino a __ anni: gratuiti

Animali: ammessi senza costi aggiuntivi

Uscita consentita la domenica pomeriggio/sera senza sovrapprezzo.

Possibilità di cenare sabato o domenica sera all’attiguo ristorante pizzeria Antica Abbazia.

Camping santa felicita

Il Camping Santa Felicita è una struttura ricettiva di nuova costruzione sita a Borso del Grappa. E’ adatta a tutti coloro che desiderano effettuare una vacanza all’insegna dell’immersione nella natura, amanti delle passeggiate tra i boschi e degli sport all’aria aperta.

Il Camping dispone di n. 38 piazzole per la sosta di camper, roulotte, autocaravan e tende, ha una capacità ricettiva di 133 persone.
Le piazzole sono tutte dotate di corrente elettrica e prese d’acqua.

E’ rinomato per la sua vicinanza con i campi volo di Parapendio e Deltaplano, alla palestra di roccia e a tutti i percorsi di Trekking e mountain bike.

Si organizzano percorsi di Ciaspolate d’inverno e di Nordic Walking d’estate, offriamo convenzioni con i i percorsi di Rafting del brenta.

Siamo vicini alla famosa pista ciclabile Valsugana che arriva a Venezia.

Programma

Ringraziamo Nicoletta e Francesco (Ntosel) per la disponibilità nell'organizzare questa uscita.

Sabato pomeriggio
Spostamento in auto verso il Monte Palon (circa 40 min.) per visitare il museo all’aperto delle Trincee.

Abbiamo anche delle valide alternative qualora ci avanzasse tempo:
Tempio, Gipsoteca e Museo Antonio Canova a Possagno.

monte palon

Domenica mattina ore 8:00

Avvicinamento in auto (circa 40 min.) al massiccio del Monte Grappa in località Pian di Bala, per effettuare l’escursione al sentiero storico naturalistico “Mulattiera Del Boccaor”, pianeggiante e larga mulattiera di arroccamento utilizzata durante la grande guerra simile a quella del Monte Pasubio o del Monte Cengio.

Durante il percorso (circa 3 ore A/R) si possono vedere numerose caverne e ricoveri, si attraversano brevi gallerie (pila non necessaria) e offre un bellissimo panorama con giornate limpide fino alla laguna veneta.

Consigliato equipaggiamento da montagna: a strati, cappellino per il sole, Kway, scarpe da trekking, pranzo al sacco, acqua.

Il sentiero, seppur sicuro, presenta il fondo a volte sconnesso e roccioso.

montegrappa

Borso del Grappa
E' un comune della provincia di Treviso e si trova geograficamente ai piedi del Monte Grappa, a Sud Ovest del Massiccio.
E’ rappresentato da tre comunità: Borso, Semonzo e Sant’Eulalia.
Gli insediamenti nel territorio di Borso affondano le loro radici in un lontanissimo passato: si ha testimonianza di presenze paleovenete sia a Cassanego (corredi funebri), sia a Semonzo (sepolcreti).

S. Eulalia è indubbiamente centro di grande interesse archeologico. Fu, infatti, stazione paleoveneta con villaggi di capanne, come prova il materiale reperito durante la costruzione del campanile, tra cui un’urna cineraria da assegnare all’età del ferro. Sepolcreti rinvenuti nel suo territorio sembrano databili fra il VI e il V secolo a.C.

Prima guerra mondiale

L’offensiva austro-ungarica del maggio ’16 sull’altopiano dei sette comuni, la Strafexpedition, rese per prima necessarie strutture difensive sul Grappa, fino ad allora seconda linea del conflitto che infuriava dal 1915, per rafforzare lo sbarramento della valle del Brenta: vennero realizzati la strada Cadorna, due teleferiche, serbatoi d’acqua e postazioni di batterie.

Solo in seguito alla rotta di Caporetto (24 novembre ’17) il massiccio assunse vitale importanza per il nuovo fronte: cardine e perno tra le linee del Piave e dell’altopiano di Asiago.

Sul Grappa, ancora sguarnito di uomini e strutture, fu inviato il XVIII Corpo d’Armata, che riuscì a fermare, il 13 novembre, l’avanzata austriaca, giunta pochi giorni prima ad occupare Feltre.

L’inverno incombente rese inefficaci due successive offensive austro-ungariche, così, tra il dicembre ’17 e il maggio ’18, il Genio fu in grado di trasformare il massiccio in un’unità bellica completamente autonoma: dalla grande galleria Vittorio Emanuele lunga più di 5000 metri, alla galleria Conca Bassano (tutta in territorio di Borso), mulattiere, teleferiche, oltre ovviamente a decine di chilometri di trincee e reticolati, costituirono un sistema difensivo che avrebbe dovuto resistere alla ripresa delle offensive nemiche, giunta il 15 giugno del ’18 (la celebre Battaglia del Solstizio).

Durante questo attacco reparti austriaci occuparono temporaneamente le postazioni più avanzate dell’esercito asburgico in Italia durante il primo conflitto: ponte San I il costone Pertica-Grappa, prospiciente la pianura veneta. La dinamica delle operazioni è ben descritta nelle parole del generale Giardino, comandante della IV armata del Grappa: Alle dieci del mattino [del 15 giugno] s’era sul punto di essere perduti, a metà pomeriggio si era salvi, a sera era già la vittoria.

Nelle settimane successive gli eserciti, in battaglie continue e a costo di un numero esorbitante di vittime, si fronteggiarono lungo una linea nel complesso immutata.

Il 24 ottobre iniziò la battaglia di Vittorio Veneto, quasi interamente combattuta sul massiccio (la IV armata subì da sola il 75% delle perdite dell’esercito italiano negli ultimi dieci giorni di guerra), decisiva per le sorti del conflitto: la pressione sul Grappa impedì infatti agli austriaci di rafforzare le linee sul Piave, rendendo più agevole l’attacco italiano in pianura. Il 31 ottobre gli austriaci iniziavano la ritirata; il 4 novembre la guerra finiva.

Impossibile tracciare una stima complessiva dei caduti sul massiccio dal 1917 al 1918. Il ritrovamento, pochi anni fa, dei corpi di altri soldati sulle pendici del monte sacro alla patria rende drammaticamente l’idea di una tragedia senza fine.
Il Sacrario militare del Grappa raccoglie le salme di 23.000 soldati di entrambi gli eserciti; nel Tempio-Sacrario di Bassano trovano riposo i corpi di altri 5400 caduti italiani. Nello scenario bellico, il destino di Borso del Grappa fu simile a quello degli altri comuni della pedemontana: tra il ’16 e il ’17 il comune divenne un vero centro di raccolta delle divisioni che si dirigevano verso le zone calde del conflitto.

Il danno per il territorio fu notevole, essendo i campi utilizzati per le esercitazioni o per gli accampamenti.

La posizione del comune di Borso però lo proteggeva dal tiro dell’artiglieria austriaca, che invece sfuriava, a pochi chilometri, su Romano e San Giacomo.

Dopo Caporetto giunse l’ordine di evacuazione, destinazione località della Romagna e delle Marche. La direttiva non venne rispettata appieno dalla popolazione; nondimeno furono molte le famiglie ad allontanarsi dalla propria terra. Le lettere e i diari dell’epoca parlano di una quotidiana convivenza con il caos della guerra: incidenti, morti, feriti, mutilazioni, sia tra i militari che tra i civili, ma anche disordini sociali, crisi familiari, in uno stato di angoscia e scoraggiamento forse non drammatico come la vita in trincea, ma sicuramente altrettanto tragico: gli abitanti di Borso infatti furono tra i pochi sfortunati a dover sopportare la Grande Guerra nelle proprie case, sulla propria terra, in un rapporto diretto con la distruzione e la morte che segnò nel profondo il territorio.

La resistenza

I primi nuclei partigiani del Grappa furono costituiti il 23 settembre 1943, in concomitanza con la nascita della Repubblica di Salò.

La principale brigata partigiana operativa nella zona del massiccio era la “Martiri del Grappa”, capeggiata da “Masaccio”; nondimeno, stessa complessità morfologica della zona favorì una sorta di frammentazione dei nuclei operativi, spesso operanti autonomamente in azioni di disturbo e sabotaggio, sebbene sempre in collegamento tra loro.

In particolare, nel territorio di Borso del Grappa operò un gruppo partigiano nato come costola della brigata “Italia libera”, definito “Italia libera Campo Croce”, comandato dal dott. Vico Todesco, medico presso l’ospedale di Crespano del Grappa.

Il territorio di Borso del Grappa fu decisamente in prima linea nella lotta di liberazione partigiana, come del resto attestano i lanci di materiale ausiliario da parte di aerei alleati proprio in zona Campo Croce e Cassanego, tra il luglio e l’agosto 1944.

Borso del Grappa, come tutta l’Italia, conobbe in questo periodo le profonde contraddizioni della guerra civile. La Brigata “Italia libera – Campo Croce” operò alcune catture di gerarchi fascisti nelle zone limitrofe, durante le quali si ebbero anche dei morti (29 agosto ’44); sul fronte opposto, all’alba del 21 settembre ’44 venne dato inizio, con un’ operazione su larga scala, dalla valle del Brenta, da Feltre, da Arsiè, fatta precedere da fitto bombardamento delle zone del massiccio ritenute ripari dei partigiani, al rastrellamento nazifascista, ricordato come uno degli episodi più tragici della Resistenza.

montegrappa

Si racconta ancora

Nel 1836, dopo un inverno e una primavera inconsuetamente rigidi, si scatenarono, nel corso dell’estate, violenti temporali accompagnati a grandinate eccezionali che distrussero ogni tipo di cultura, riducendo i contadini all’estrema miseria. Ma il colpo di grazia si abbatté su Borso nel mese di giugno di quell’anno. Una serie di violente scosse di terremoto terrorizzò l’intero paese, causando crolli e irreparabili danni.

Questo terremoto si fece sentire quasi ogni giorno, sempre più leggermente, per circa nove mesi. Per completare, infine, questa situazione già di per sé drammatica, giunse, nel luglio, l’epidemia di colera che in Italia aveva già mietuto migliaia di vittime. Nuovi fatti epidemici si verificarono nel 1855.

Merita di essere ricordato il 1848, anno in cui i Semonzesi inoltrarono domanda per costituirsi come stato autonomo, arrivando a coniare monete che, naturalmente, nella zona nessuno voleva.

Il 4 Novembre 1866 il Veneto venne annesso al Regno d’Italia.

Dal Novembre 1917 all’Ottobre del 1918, con il Grappa, estremo baluardo di difesa, Borso si trovò, per così dire, in prima linea.

La popolazione non dovette sgomberare, ma non per questo si ebbero a contar meno le ore di angoscia e di ferite profonde che, forse, furono superate solo da quelle del 1944. Resterà tristemente famoso il settembre di quell’anno, quando il furore nazifascista razziò e incendiò case, seviziò e terrorizzò inermi cittadini, lasciando piaghe insanabili in quanti ebbero, fra i loro cari, giovani deportati, fucilati, impiccati. Borso diede, in percentuale, il più alto contributo di sangue della provincia di Treviso.

Con regio decreto del 7 marzo 1920 n. 374 al Comune di Borso è stato aggiunto il predicativo “del Grappa”. Il re Vittorio Emanuele III concesse lo stemma e il gonfalone il 16 maggio 1940


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Le trincee di Borso
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